"Il fatto non sussiste". Dopo otto anni il Tribunale di Rimini mette le parola fine ad una vicenda di esterovestizione che coinvolse titolare e dipendente di 2 società, una di San Marino ed una italiana. Una indagine complessa, che ipotizzando il classico schema con scatola vuota sul Titano e sede effettiva in Italia portò gli inquirenti ad accertare una evasione d'IVA di 4 milioni e 500 mila euro e di omessa dichiarazione di ricavi di 22 milioni, fino a presupporre anche la truffa aggravata, per non aver versato contributi previdenziali per 650 mila euro.
Nel 2011 la Procura di Rimini aveva ottenuto un sequestro ingente, che l'anno dopo il Riesame in parte restituì. La Corte di Cassazione nel 2013 ripristinò l'integrale sequestro dei beni e solo mercoledì con l'assoluzione dei due imputati, entrambi italiani, per il reato di truffa la vicenda ha avuto fine con l'immediata restituzione di tutti i beni in sequestro. Sollevati i due imprenditori, che per la truffa rischiavano due anni di reclusione, soddisfatto il loro avvocato Moreno Maresi: “Dopo molti anni dalle prime contestazioni, è stata riconosciuta la regolarità sostanziale e formale della loro condotta” ha detto. L'azienda infatti aveva sede effettiva a San Marino, e solo successivamente ne aprì una in Italia, per tentare di limitare le conseguenze fiscali dell'allora presenza di San Marino nella black list italiana.
s.b
Nel 2011 la Procura di Rimini aveva ottenuto un sequestro ingente, che l'anno dopo il Riesame in parte restituì. La Corte di Cassazione nel 2013 ripristinò l'integrale sequestro dei beni e solo mercoledì con l'assoluzione dei due imputati, entrambi italiani, per il reato di truffa la vicenda ha avuto fine con l'immediata restituzione di tutti i beni in sequestro. Sollevati i due imprenditori, che per la truffa rischiavano due anni di reclusione, soddisfatto il loro avvocato Moreno Maresi: “Dopo molti anni dalle prime contestazioni, è stata riconosciuta la regolarità sostanziale e formale della loro condotta” ha detto. L'azienda infatti aveva sede effettiva a San Marino, e solo successivamente ne aprì una in Italia, per tentare di limitare le conseguenze fiscali dell'allora presenza di San Marino nella black list italiana.
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