La Guardia di Finanza di Bologna ha scoperto un giro di fatture false o 'gonfiate' in favore di due società di basket, di cui una imolese e l'altra, femminile, con sede a Parma, da parte di prestanome utilizzati per strutturare e gestire catene societarie, costituite da società italiane ed "esterovestite" e altre, tramite l'interposizione di fiduciarie estere, situate in Paesi 'off shore', come Isole Vergini Britanniche e Panama. Il tutto per nascondere al fisco il reale reddito degli effettivi soci-amministratori. La GdF ha così sequestrato beni mobili, immobili (tra cui una villa sui colli bolognesi del valore di circa due milioni), auto, quote societarie, polizze e conti correnti, per quasi 25 milioni.
Agli indagati è contestata, a vario titolo, l'associazione per delinquere finalizzata all'emissione e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, l'omessa dichiarazione fiscale, l'occultamento o la distruzione delle scritture contabili, la simulazione di reato, il tutto con l'aggravante della transnazionalità. Dalle indagini sulle società di basket è emerso che al pagamento della fattura, da parte dello sponsor alla società inglese, seguiva la 'retrorestituzione' di parte del corrispettivo nuovamente allo sponsor, attraverso una preventiva serie di transazioni di valuta in più Stati esteri, per dissimularne la provenienza illecita.
Tra i passaggi del meccanismo c'erano anche pagamenti con bonifici su conti correnti in istituti di credito londinesi da cui l'organizzazione li dirottava con successive transazioni valutarie su altri conti aperti nel Principato di Monaco e, con ulteriori movimenti, infine, nella Repubblica di San Marino.
Agli indagati è contestata, a vario titolo, l'associazione per delinquere finalizzata all'emissione e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, l'omessa dichiarazione fiscale, l'occultamento o la distruzione delle scritture contabili, la simulazione di reato, il tutto con l'aggravante della transnazionalità. Dalle indagini sulle società di basket è emerso che al pagamento della fattura, da parte dello sponsor alla società inglese, seguiva la 'retrorestituzione' di parte del corrispettivo nuovamente allo sponsor, attraverso una preventiva serie di transazioni di valuta in più Stati esteri, per dissimularne la provenienza illecita.
Tra i passaggi del meccanismo c'erano anche pagamenti con bonifici su conti correnti in istituti di credito londinesi da cui l'organizzazione li dirottava con successive transazioni valutarie su altri conti aperti nel Principato di Monaco e, con ulteriori movimenti, infine, nella Repubblica di San Marino.
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