Mosca ha diffuso le fotografie di come era prima, e di ciò che è rimasto - dopo il bombardamento -, del compound, nella zona a sud di Raqqa, colpito il 28 maggio scorso. L'area è stata completamente “spianata”. Non un'azione qualsiasi – quella effettuata quel giorno, dai Sukhoi russi – perché in quel centro comando dell'ISIS, secondo il Ministero della Difesa, vi era forse Abu-Bakr al Baghdadi, insieme a numerosi comandanti di vari gruppi terroristici, e a 300 miliziani addetti alla loro sicurezza personale. Se la notizia si rivelasse fondata, si tratterebbe del più duro e clamoroso colpo al sedicente Stato Islamico, dal giorno della sua nascita. Piuttosto cauto, tuttavia, il ministro agli esteri russo. “Per il momento – ha detto Lavrov - non ho la conferma al 100% di questa informazione. Tutti gli esempi di azioni simili per l'eliminazione di un leader dei gruppi terroristici - ha aggiunto - sono sempre stati presentati con entusiasmo, ma poi queste strutture hanno ripristinato la loro capacità combattiva”. E anche il portavoce della coalizione a guida americana, ha dichiarato di non poter ancora confermare la notizia. Da registrare, proprio oggi, anche una nuova stoccata del Cremlino, nei confronti di Washington. “Se la Russia e gli Stati Uniti agissero assieme – ha dichiarato il portavoce di Putin -, la lotta contro il terrorismo in Siria sarebbe più efficace, ma i nostri partner americani non hanno tale desiderio”. Ancora più pesante l'accusa di Lavrov: “la coalizione a guida statunitense – ha detto - sta agendo come faceva ai tempi dell'amministrazione Obama: facendo di tutto per proteggere i qaedisti di Jabhat al Nusra dai raid”
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