Erano tutti appartenenti ad una famiglia arabo-israeliana, i 3 autori del clamoroso attacco di ieri alla Spianata delle Moschee. Secondo i servizi di sicurezza non risultavano affiliati ad alcuna formazione politica. Armati di mitragliette artigianali, ed una pistola, hanno sorpreso alle spalle gli agenti di guardia ad uno degli ingressi. I colpi sparati a bruciapelo si sono rivelati fatali per due poliziotti, entrambi drusi; mentre un terzo è rimasto ferito. Poco dopo gli attentatori sono stati eliminati dalle forze dell'ordine israeliane. A quel punto la situazione ha rischiato di andare definitivamente fuori controllo. In un clima di estrema tensione la polizia ha infatti sbarrato gli accessi alla Spianata, impedendo per la prima volta, da decenni, le preghiere islamiche del venerdì. Netanyahu ha deciso di telefonare ad Abu Mazen nel tentativo di arginare la crisi. Il presidente palestinese – dal canto suo - ha condannato sia l'attentato, sia il divieto delle preghiere del venerdì. Il rischio, ora, è che quanto avvenuto possa innescare una nuova spirale di violenza, anche se i vertici dello Stato Ebraico hanno assicurato che la Spianata sarà gradualmente riaperta al pubblico da domenica. Vittime, ed attimi di terrore, ieri, anche in Egitto. Due turiste tedesche sono state uccise a coltellate – da un 20enne, arrestato dopo l'aggressione - sulla spiaggia di un resort della cittadina di Hurghada, sul Mar Rosso. Il giovane, per eludere i controlli era giunto sulla spiaggia a nuoto. “Non voglio gli egiziani”, avrebbe urlato, in arabo. Tra i feriti anche donne serbe, ucraine e polacche. Per l'economia del Paese – che ha nel turismo un asset strategico – un altro durissimo colpo. Intanto, per il timore di nuovi attacchi jihadisti, la Chiesa copta ortodossa e la Comunità evangelica hanno sospeso pellegrinaggi, colonie estive e conferenze.
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