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Processo impegnativo anche per una mera questione numerica: 10 le persone virtualmente alla sbarra. Ormai una costante il nome di Daniele Guidi; ad essere coinvolti, poi, ex membri del cda, del collegio sindacale, e la legale rappresentante di una società di revisione. Tra le contestazioni la presunta concessione di crediti privi di adeguate garanzie; da qui ripetuti riferimenti ad altri procedimenti della “galassia CIS”. Oggi la riprova; con la richiesta – da parte della Difesa dell'ex Presidente Merlino – di una nuova testimonianza di Sido Bonfatti, alla luce di quanto emerso ieri, nel processo con al centro la cessione di un resort in Tunisia. Istanza respinta dal Giudice Saldarelli. Chiusa la fase dibattimentale, si è passati all'esame degli imputati. Unico a sottoporsi alle domande, Marco Micocci: ex esponente indipendente e senza deleghe del consiglio di amministrazione. Organo di strategia – ha sottolineato –, e non operativo.
Ha spiegato infatti come sui crediti ci si limitasse a verificare il regolare adempimento dei previsti livelli di controllo. I cui responsabili – ha osservato – parevano tutt'altro che “asserviti” al direttore. Mai pervenute segnalazioni di anomalie, a sua memoria. Focus poi sull'ispezione di BCSM, con l'impressione che fosse andata “bene”. Ma la situazione successivamente precipitò. L'imputato ha ricordato lo choc nell'apprendere dell'azione di responsabilità; e la decisione di transare, versando ben 300.000 euro, per chiudere quel capitolo. Altri 100.000, come conseguenza delle sanzioni irrogate da Banca Centrale; fui l'unico a pagare, ha detto. Da qui l'impatto emotivo che ebbe poi la notizia dell'apertura del filone penale.
“Non vi dico la sensazione provata”, ha sottolineato. Processo per il resto all'ultimo miglio: il 20 febbraio il via alle conclusioni. In mattinata anche la lettura di sentenze d'appello. Da segnalare il caso di una sammarinese – già amministratrice di una società finita in liquidazione -, condannata in precedenza a 2 anni. Secondo l'accusa avrebbe fatto valere – con mezzi ritenuti fraudolenti – crediti per il rimborso dell'imposta sulle importazioni, con un danno erariale di circa 40.000 euro. Fatti risalenti però al periodo 2013-2016; tanto che erano già stati dichiarati estinti i presunti illeciti fiscali: si era parlato di fatture considerate false, dagli inquirenti, per oltre 3 milioni e 300.000 euro. In secondo grado è stata infine accertata la prescrizione anche per il contestato reato di truffa ai danni dello Stato. Resterebbe comunque aperta la partita del risarcimento del danno; da quantificare in sede civile.