Prima udienza del processo che vede, come imputati, quattro ex membri del CdA di Cassa di Risparmio, per una vicenda che ebbe grande clamore sul fronte politico ed economico. Stiamo parlando della svalutazione del bilancio Carisp del 2016 che portò a un passivo di 534 milioni, a fronte dei circa 77,4 milioni del progetto di bilancio precedente. L’accusa è di amministrazione infedele o, in alternativa, truffa aggravata ai danni dello Stato.
Secondo il Commissario della legge inquirente, tutti i rinviati a giudizio erano legati al finanziere Francesco Confuorti. Il bilancio, secondo il perito del giudice inquirente, era viziato da criticità e anomalie, soprattutto nel criterio di valutazione dei crediti. Bilancio che ebbe effetti sulla successiva vendita del parchetto di Npl “Arcade” (legato al Gruppo Delta) che venne ceduto per 165 milioni, invece di 2,2 miliardi di valore iniziale stimato.
I quattro imputati erano, all’epoca, esponenti di maggioranza del Consiglio di amministrazione dell’istituto tra i quali l’ex presidente Nicolino Romito, oggi non presente in aula. Insieme a lui a processo gli ex consiglieri Giuliana Michela Cartanese, Luigi Borri e Massimo Cotella. In mattinata, in tribunale, l’udienza con il commissario della legge Vico Valentini. Durante le questioni preliminari, le difese Romito e Cartanese hanno posto la questione della competenza giurisdizionale, tra San Marino e Italia, e sostenuto che sia già intervenuta la prescrizione per l’amministrazione infedele, in un procedimento che ha come parti civili Cassa di Risparmio ed Eccellentissima Camera. Nessuna prescrizione è avvenuta, invece, per il procuratore del fisco, Manuela Albani. Il processo riprenderà nel primo pomeriggio.
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