Ciò che colpisce di più di questo processo di per sé delicato, nel quale il commissario della Legge attualmente sospeso Alberto Buriani deve rispondere di abuso di autorità, rivelazione di segreto istruttorio, ed insieme all'ex Segretario di Stato Simone Celli di tentata concussione e di falsa testimonianza, è la complessità della vicenda politico finanziaria degli anni segnati dalle crisi bancarie, in cui maturò la vicenda CIS e la frattura definitiva all'interno del governo di Adesso.sm. In aula la testimonianza di un protagonista di spicco di quella esperienza. L'ex Segretario Marco Podeschi, insieme alla collega di governo Eva Guidi, incontrò – nei primi mesi del 2019- potenziali acquirenti in due diversi incontri, finalizzati a comprendere solidità e credibilità delle investitori esteri accolti a Palazzo Begni. Tanto che si sarebbe aspettato di venire chiamato dalla commissione d'inchiesta su Banca Cis, cosa che non avvenne per questione di tempi.
A precisa domanda del Commissario della Legge, Podeschi ha spiegato che l'esigenza di vendere nasceva “dal buon senso, anche alla luce delle preoccupazioni esternate dal Fondo Monetario. Una situazione difficile, “ogni sforzo di traghettare il paese era banalizzato nell'essere a favore di Grandoni”. Si è tornati anche sul famoso incontro del 5 aprile 2019, nel corso della quale la presidente di BCSM Catia Tomasetti - turbata per via della comunicazione giudiziaria per la consulenza Gozi- fece riferimento agli allora membri del CCR a colloqui con il generale Carta dell'Aise e con membri della commissione italiana antimafia. Podeschi non era presente all'incontro ma i contenuti gli vennero riferiti al primo Congresso utile: “Furibondo, me ne andai anzitempo- ha detto- preoccupato, sia in ottica di rapporti bilaterali che per la rilevanza penale che poteva avere la nostra inazione”. Nel contesto ha poi rivelato l'impressione di sentirsi “intercettato e pedinato”. Spettò al collega di governo Zanotti, già sentito nell'ultima udienza, trovare un sintesi di quella seduta. Il cui contenuto, così come già confermato da altri testimoni tra i quali il presidente della Commissione d'inchiesta Banca Cis Gerardo Giovagnoli, non era secretato.
Di pubblicazione di atti segreti, tuttavia, in questo processo devono rispondere direttore e redattore de l'Informazione. Ascoltata in questo filone la cancelliera che diede loro il fascicolo di un procedimento archiviato, per accedere al quale era stata fatta richiesta on line. Filone marginale di un processo che nel suo focus sulla tentata concussione ha provato, nell'udienza di oggi, a scavare i rapporti tra testimone e imputati ed imputati e parti civili (la presidente di BCSM e l'on. Sandro Gozi). “Mi sentii con Simone Celli anche dopo le sue dimissioni, era stato isolato anche dal suo partito ed era normale parlare di politica, so che continua a sentirsi anche con Catia Tomasetti. Mai avuto pressioni, anche perché non avrebbero avuta presa: la partita CIS era nella mani di BCSM”.