Per oltre due ore e mezza Giuseppe Ucci, direttore facente funzione di Banca Centrale fino allo scorso 30 giugno, ha risposto alle domande del Commissario della Legge Saldarelli e a quelle degli avvocati delle parti civili e degli imputati. Una lunga deposizione incentrata sulla natura di tre incontri avuti con il Commissario della Legge Buriani, accusato di abuso di autorità, rivelazione del segreto istruttorio ed anche di falsa testimonianza e tentata concussione in concorso con Simone Celli. Dall'udienza è emerso che nel primo e nel terzo incontro Ucci venne convocato come testimone in altrettanti procedimenti giudiziari. Al secondo incontro – ha dichiarato Ucci – era stata chiamata anche la Presidente di Banca Centrale Catia Tomasetti, che all'epoca era indagata dallo stesso Buriani per la consulenza Gozi. Si trattò di un colloquio informale e il Giudice parlò ad entrambi del caso Siri e di una indagine per riciclaggio su una ingentissima somma proveniente dall'Azerbaigian, consegnando a Ucci fotocopie di giornale che poi lui diede al direttore dell'Aif. L'incontro avvenne nell'imminenza della decisione del coordinamento di vigilanza di Bcsm – presieduto dallo stesso Ucci – sulla richiesta del gruppo Stratos di acquisire Banca Cis, che venne respinta - ha dichiarato – per la mancanza di requisiti basilari. Con Celli, invece, ha detto Ucci, non c'è mai stato alcun incontro.
Il processo che vede imputati anche il direttore e il caporedattore del quotidiano “L'informazione” Carlo Filippini e Antonio Fabbri per pubblicazione di atti segreti, è stato aggiornato al 6 dicembre ma sono già state fissate cinque ulteriori udienze, fino al 29 marzo 2023. Prevista il 14 dicembre l'escussione della Presidente di Banca Centrale Catia Tomasetti. Oggi in apertura di dibattimento il Commissario della Legge Saldarelli ha comunicato di non aver ancora formalmente ricevuto la decisione del giudice di terza istanza che ha già disposto l'inutilizzabilità di alcune prove contro Buriani. Scremata inoltre la lista dei testimoni: non ammessi l'ingegner Grandoni e neppure i Segretari di Stato Ciavatta e Tonnini.