Con tutta probabilità il 5 ottobre il commissario della Legge Simon Luca Morsiani pronuncerà la sentenza, ma a questo punto del processo ai due ex big della democrazia cristiana sammarinese, Gabriele Gatti e Clelio Galassi (entrambi devono rispondere di riciclaggio), rimane in piedi solo la questione confische. Al termine di una requisitoria che ha riannodato il filo dei tre tre episodi corruttivi al centro della vicenda: sede Wonderfood; concessione della licenza di EuroCommercial- Bank e caso Centro Uffici Tavolucci, la Procura Fiscale ha infatti chiesto l'assoluzione per le condotte anteriori ad agosto 2013, dal momento che i fatti non erano prevista allora dalla legge come reato e con formula dubitativa per quelli successivi per via dell'interpretazione recente dei Garanti sul reato di riciclaggio. Il fatto c'è ma non è punibile, insomma. Sulla natura delle somme del denaro sequestrato infatti non ci sono dubbi e ne hanno chiesto la confisca sia l'avvocatura dello Stato che la Procura Fiscale. Si richiamano entrambi alle relazione di Aif e Nucleo Antifrode nel descrivere addebiti, nel restituire lo scenario politico negli anni a cavallo del 2000, “definita la politica del 10%” addebiti che trovano riscontro nei documenti nelle movimentazioni bancarie e che mostrano il percorso del denaro.
Si è anche parlato delle parziali ammissioni di Galassi, la sua difesa parlerà il 5 ottobre “Galassi ha ammesso tutto ciò che non era possibile negare. Tuttavia ha precisato di avere avuto un contributo che non venne da lui mai richiesto, ma motivato da rapporto di gratitudine nei suoi confronti, e non per la licenza. Fondi usati in modo frammisto per spese correnti e investimenti vari” “non certo dazioni di cortesia- ma denaro destinato ai due imputati in funzione del loro ruolo, che incideva nel processo amministrativo, fosse una concessione edilizia o una variante urbanistica” . Con danno d'immagine per l'intera Repubblica . Ma processare due politici non significa fare un processo politico ed i nervi scoperti vibrano nelle parole del Procuratore del Fisco “ mai pensato di fare terra da ceci nei confronti di una certa politica, siamo qui per ricercare la verità” “non siamo stati certi noi a voler politicizzare questo processo” replica uno dei legali di Gatti, Filippo Cocco “ ma l'inquirente che dialogava con forze politiche poco prima delle elezioni Ci saremmo aspettati le scuse dalla Procura Fiscale per una detenzione di sei mesi in carcere e l'accusa di un reato poi archiviato” La difesa ribadisce la normalità di allora dell'uso del libretto al portatore come strumenti di pagamento, addita le lacune di una accusa “pigra”, incapace di portare prove, di chiamare per tempo i testimoni, di accertare fatti. E chiede assoluzione per non avere commesso il fatto oltre alla revoca di quanto sequestrato.
Nel video l'intervista a Gian Nicola Berti, avvocato di Gabriele Gatti