Il procedimento si è concluso ma ora l'ultima parola spetta al Collegio dei Garanti, perché il giudice decidente è stato ricusato.
Era nell'aria, puntuale è arrivata, la richiesta di ricusazione contro il commissario della legge Buriani: l'ha presentata personalmente venerdì uno degli imputati, Davide Mularoni, che insieme al collega Paolo Berardi è accusato di aver intascato le mazzette per eludere i controlli nei cantieri, in qualità di funzionario preposto ai controlli. Nell'istanza si fa riferimento ad un presunto atteggiamento preconcetto e ostile da parte del giudice Buriani. La difesa di Mularoni e Berardi ha poi sollevato anche eccezione di legittimità costituzionale. L'udienza però è proseguita per ascoltare tutte le arringhe difensive finali degli avvocati: su ricusazione e eccezione decideranno i Garanti. Fino ad allora, non si avrà sentenza. C'era un precedente: in presenza di altra ricusazione, i Garanti avevano fatto presente che ciò non impediva di proseguire le udienze. Gli avvocati hanno cercato di smantellare le dichiarazioni dei testimoni, e non solo, perché uno dei teste chiave è Marco Mini, che però è anche imputato. Particolarmente attaccata la teste Ivana Ugoccioni, ex impiegata in due società della cosiddetta “galassia Bacciocchi”, che secondo gli avvocati sarebbe stata anche “imbeccata” dalla commissione antimafia, dal cui lavoro è poi scaturito il processo. L'avvocato Simoncini l'ha soprannominata la “smemorata di Dogana”, per sottolineare che in una prima fase diceva di non ricordare nulla, salvo poi ricordare tutto. “Qualcuno della commissione antimafia le ha fatto presente che c'erano documenti a comprovare i passaggi di denaro – gli ha fatto eco l'avvocato Petrillo – e lei ha parlato. Ma esistono davvero questi documenti? - ha chiesto – noi non li abbiamo mai visti, anzi attendiamo ancora una risposta dal magistrato dirigente”. Per Simone Sabattini, difensore di Livio Bacciocchi, l'assunto per cui il suo cliente “non poteva non sapere è un lusso che non possiamo permetterci, violeremmo ogni principio”, ha fatto notare, salvo poi aggiungere che la teste Ugoccioni per lui è ininfluente, “le carte definite 'pistole fumanti' non ci riguardano, la teste ha detto di non averle mai mandate allo studio Bacciocchi”.
Francesca Biliotti
Era nell'aria, puntuale è arrivata, la richiesta di ricusazione contro il commissario della legge Buriani: l'ha presentata personalmente venerdì uno degli imputati, Davide Mularoni, che insieme al collega Paolo Berardi è accusato di aver intascato le mazzette per eludere i controlli nei cantieri, in qualità di funzionario preposto ai controlli. Nell'istanza si fa riferimento ad un presunto atteggiamento preconcetto e ostile da parte del giudice Buriani. La difesa di Mularoni e Berardi ha poi sollevato anche eccezione di legittimità costituzionale. L'udienza però è proseguita per ascoltare tutte le arringhe difensive finali degli avvocati: su ricusazione e eccezione decideranno i Garanti. Fino ad allora, non si avrà sentenza. C'era un precedente: in presenza di altra ricusazione, i Garanti avevano fatto presente che ciò non impediva di proseguire le udienze. Gli avvocati hanno cercato di smantellare le dichiarazioni dei testimoni, e non solo, perché uno dei teste chiave è Marco Mini, che però è anche imputato. Particolarmente attaccata la teste Ivana Ugoccioni, ex impiegata in due società della cosiddetta “galassia Bacciocchi”, che secondo gli avvocati sarebbe stata anche “imbeccata” dalla commissione antimafia, dal cui lavoro è poi scaturito il processo. L'avvocato Simoncini l'ha soprannominata la “smemorata di Dogana”, per sottolineare che in una prima fase diceva di non ricordare nulla, salvo poi ricordare tutto. “Qualcuno della commissione antimafia le ha fatto presente che c'erano documenti a comprovare i passaggi di denaro – gli ha fatto eco l'avvocato Petrillo – e lei ha parlato. Ma esistono davvero questi documenti? - ha chiesto – noi non li abbiamo mai visti, anzi attendiamo ancora una risposta dal magistrato dirigente”. Per Simone Sabattini, difensore di Livio Bacciocchi, l'assunto per cui il suo cliente “non poteva non sapere è un lusso che non possiamo permetterci, violeremmo ogni principio”, ha fatto notare, salvo poi aggiungere che la teste Ugoccioni per lui è ininfluente, “le carte definite 'pistole fumanti' non ci riguardano, la teste ha detto di non averle mai mandate allo studio Bacciocchi”.
Francesca Biliotti
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