Quattro anni la condanna in primo grado per Livio Bacciocchi e Roberto Zavoli, 5 per Francesco Vallefuoco. Erano imputati a Napoli insieme ad un'altra trentina di persone nel processo che ha preso l'avvio dall'indagine “Titano”. Il capo d'accusa per i due sammarinesi, giudicati con rito abbreviato e dunque condannati con la riduzione di un terzo della pena, è stato però derubricato in riciclaggio, senza l'aggravante dal metodo mafioso, perché si ipotizzavano collegamenti con la camorra. E Francesco Vallefuoco, considerato il collegamento in loco dei Casalesi, è stato condannato a 5 anni ed assolto per altri capi d'imputazione, nonostante il pm per lui avesse chiesto 15 anni. “Ricorreremo in appello ma il processo non ci fa più tanta paura – ha commentato a caldo l'avvocato di Livio Bacciocchi, Simone Sabattini – perché usciamo dal collegamento tra Bacciocchi e Vallefuoco. E' come se i giudici abbiano sostenuto il fatto che i soldi erano procurati da qualcun altro, ma non sappiamo chi. Abbiamo 90 giorni per capirlo”, ha concluso, facendo riferimento alle motivazioni della sentenza, che si avranno appunto tra tre mesi.
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