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Riciclaggio: “inammissibile” la richiesta di revisione della sentenza d'appello contro Marco Benini

Il commercialista cesenate era stato condannato a 2 anni e mezzo di prigionia; ed era stata disposta una maxi-confisca per equivalente. Davanti al Giudice per i Rimedi Straordinari, in mattinata, anche altre udienze

20 feb 2020
Tribunale San Marino
Tribunale San Marino

Non era presente, Marco Benini, alla lettura della sentenza di Vitaliano Esposito. Nel 2011 la condanna in secondo grado – nei confronti del commercialista cesenate – per la vicenda connessa al “crac Italease”. Processo a suo modo storico: il primo, per riciclaggio, a concludersi in Repubblica. Il Magistrato d'Appello confermò la pena a due anni e mezzo di prigionia; ma soprattutto il pagamento – a titolo di confisca per equivalente - di oltre 4 milioni e 300.000 euro; ovvero la somma che sarebbe transitata sul Titano attraverso una società amministrata dallo stesso imputato. Sentenza datata, ha ricordato oggi la Difesa, ma la cui esecuzione è ancora in corso; anche perché il denaro non era sotto sequestro a San Marino. Il legale di Benini, fra le altre cose, ha richiamato quanto statuito di recente nel processo d'appello “Chironi”; ovvero la possibilità – in sostanza - di confiscare l'equivalente del solo profitto del riciclaggio, e non il totale delle somme “movimentate”. Il Giudice per i Rimedi Straordinari, infine, pur dichiarando ricevibile il ricorso; ha giudicato inammissibile – come richiesto dalla Procura del Fisco - la richiesta di revisione. Si è riservato di decidere, invece, dopo le relative udienze, su altri due ricorsi. Quello avanzato dai legali dell'ex console William Colombelli - condannato in secondo grado a 2 anni e mezzo di prigionia, per la nota vicenda delle tangenti legate alla realizzazione del Mose -; e quello presentato dal team difensivo dei fratelli napoletani Vincenzo e Giacomo Esposito.


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