Non era presente, Marco Benini, alla lettura della sentenza di Vitaliano Esposito. Nel 2011 la condanna in secondo grado – nei confronti del commercialista cesenate – per la vicenda connessa al “crac Italease”. Processo a suo modo storico: il primo, per riciclaggio, a concludersi in Repubblica. Il Magistrato d'Appello confermò la pena a due anni e mezzo di prigionia; ma soprattutto il pagamento – a titolo di confisca per equivalente - di oltre 4 milioni e 300.000 euro; ovvero la somma che sarebbe transitata sul Titano attraverso una società amministrata dallo stesso imputato. Sentenza datata, ha ricordato oggi la Difesa, ma la cui esecuzione è ancora in corso; anche perché il denaro non era sotto sequestro a San Marino. Il legale di Benini, fra le altre cose, ha richiamato quanto statuito di recente nel processo d'appello “Chironi”; ovvero la possibilità – in sostanza - di confiscare l'equivalente del solo profitto del riciclaggio, e non il totale delle somme “movimentate”. Il Giudice per i Rimedi Straordinari, infine, pur dichiarando ricevibile il ricorso; ha giudicato inammissibile – come richiesto dalla Procura del Fisco - la richiesta di revisione. Si è riservato di decidere, invece, dopo le relative udienze, su altri due ricorsi. Quello avanzato dai legali dell'ex console William Colombelli - condannato in secondo grado a 2 anni e mezzo di prigionia, per la nota vicenda delle tangenti legate alla realizzazione del Mose -; e quello presentato dal team difensivo dei fratelli napoletani Vincenzo e Giacomo Esposito.
Riciclaggio: “inammissibile” la richiesta di revisione della sentenza d'appello contro Marco Benini
Il commercialista cesenate era stato condannato a 2 anni e mezzo di prigionia; ed era stata disposta una maxi-confisca per equivalente. Davanti al Giudice per i Rimedi Straordinari, in mattinata, anche altre udienze
20 feb 2020
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