Molte donne lo portano sempre con sé, come deterrente. Ma in questo caso non si trattava del solito spray al peperoncino; lo scorso anno, nel corso di un controllo, dalla borsetta di una 33enne rumena saltò fuori una bomboletta di gas lacrimogeno: per la legislazione sammarinese un'arma a tutti gli effetti, in quanto idonea anche all'offesa. Da qui il processo nei confronti della donna: che questa mattina non era comunque presente in Aula. Una pattuglia della Gendarmeria, nel luglio scorso, la notò mentre camminava insieme ad un'altra persona sul ciglio della strada. Circostanza insolita, in quella zona di Borgo Maggiore; che indusse i militari a vederci chiaro. Nell'occasione la 33enne affermò di avere acquistato l'arma in Germania; e di essere in Repubblica per cercare lavoro in un'azienda agricola. Di diverso avviso il Procuratore del Fisco, che ha ricordato, fra le altre cose, come la rumena fosse già stata condannata in Italia per tentato furto. “Non era a conoscenza delle norme sammarinesi”, ha affermato dal canto suo il difensore d'ufficio; e la detenzione della bomboletta – ha aggiunto - sarebbe stata giustificata dalla “vita potenzialmente pericolosa” che conduce, non avendo, probabilmente, una dimora. Il Giudice Buriani ha deciso comunque per una condanna ad un mese d'arresto.
Assolta, invece, “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”, una 22enne riminese, che nel 2017 – quando era ancora provvista di un semplice foglio rosa - venne fermata dalla Polizia Civile mentre guidava un'auto, a poche centinaia di metri dal confine; insieme a lei, in funzione di “istruttore”, un giovane che aveva conseguito la patente solo due anni prima. Alla vista delle forze dell'ordine il giovane che si trovava di fianco a lei scese dalla vettura, mentre la ragazza tentò di salire sul sedile del passeggero. I due, insomma, secondo gli agenti, erano consapevoli di aver commesso un'infrazione. Perché se è vero che stavano eseguendo un'esercitazione di guida, si trovavano comunque a San Marino; mentre il foglio rosa, ha ricordato oggi un membro della Polizia Civile, era solo per il territorio italiano. La prassi del Corpo, a quanto pare, è procedere in questi casi con una denuncia per guida senza patente. Ma il PF ha sottolineato come in mancanza di una previsione normativa specifica sia applicabile una semplice sanzione pecuniaria amministrativa. Dello stesso avviso il Commissario della Legge, che ha disposto la trasmissione degli atti alla Polizia Civile.
Condannato, infine, a 7 mesi di prigionia e ad una multa, per appropriazione indebita, un 48enne sammarinese, titolare di una società ancora attiva, ma solo formalmente. Nel 2017 sottoscrisse contratti di vendita rateale con riservato dominio aventi ad oggetto 3 smartphone, ma dopo pochi mesi smise di pagare, e nonostante l'intimazione non restituì gli apparecchi. “Sono stati buttati via – ha detto oggi nell'interrogatorio -, non andavano più”; “non ricordavo più del debito”. La Difesa ha chiesto l'assoluzione per mancanza di dolo, o in subordine per assenza di prove. Di tutt'altro parere il Giudice, che ha disposto anche il versamento di una provvisionale di 750 euro; in vista del risarcimento da liquidare in sede civile. L'imputato ha alle spalle anche alcuni precedenti per emissione di assegni a vuoto.