Arrestato un gendarme addetto al carcere: è accusato di favoreggiamento, avrebbe aiutato i detenuti Claudio Podeschi e Biljana Baruca a comunicare tra loro e all'esterno.
Da sorvegliante a sorvegliato. Faceva parte del personale, insieme a gendarmi e militi volontari, addetto alla struttura carceraria dei Cappuccini, dove da quasi due mesi, precisamente dal 23 giugno scorso, sono detenuti Claudio Podeschi e la compagna Biljana Baruca. Ma qualcosa è successo tra i due detenuti e Mirco Mazzocchi, vice brigadiere della gendarmeria che all'ultima festa delle milizie, il 25 marzo scorso, ha ricevuto anche la medaglia d'argento per i suoi 18 anni di servizio, e tutto è precipitato venerdì nel tardo pomeriggio. Il militare è stato arrestato, ed ha varcato la soglia dei Cappuccini non più come personale addetto al carcere ma come detenuto. L'accusa per lui è favoreggiamento, sarebbe anzi già stata eseguita una perquisizione anche nella sua casa. Avrebbe fornito strumenti ai due detenuti Podeschi e Baruca affinché potessero in qualche modo comunicare tra loro e all'esterno, quando per i due vige un preciso divieto in questo senso. Avrebbero così cercato di concordare espedienti per attenuare o eliminare la custodia cautelare. Dopo questo arresto, la perquisizione avvenuta in carcere lunedì scorso assume tutto un altro significato. In quella sede si cercavano, presumibilmente, le prove che i due detenuti stessero comunicando tra loro, e che soprattutto qualcuno li stesse aiutando. Non appena la notizia ha iniziato a circolare sono tanti quelli che si sono detti “esterrefatti” per l'accaduto. A cominciare dal comandante della Gendarmeria, generale Alessandro Gentili, che ci ha detto di non saperne nulla poiché in ferie da una settimana: “Non so cosa dovrei dire – sono state le sue parole – nessuno mi ha detto niente, sono esterrefatto”. Esterrefatto si dice anche l'avvocato Massimiliano Annetta, difensore di Podeschi e Baruca: “Non sappiamo niente – ha detto – così come formalmente continuiamo a non sapere niente della perquisizione in carcere che, se avvenuta, c'è stata in assenza dei difensori. La mancata conoscenza dei fatti rende ogni commento complicato – aggiunge – ma una cosa vorrei dirla, se fosse stata accolta la richiesta dei domiciliari, questo problema di comunicazione non ci sarebbe stato. Paradossalmente – conclude – avrebbe più restrizioni di adesso, perché ai domiciliari si possono incontrare solo i difensori e i familiari conviventi, mentre ora Podeschi può vedere tutti i familiari”. L'udienza in terza istanza davanti al giudice Emiliani per decidere sulla scarcerazione dei due detenuti, è stata fissata il 14 agosto.
Francesca Biliotti
Da sorvegliante a sorvegliato. Faceva parte del personale, insieme a gendarmi e militi volontari, addetto alla struttura carceraria dei Cappuccini, dove da quasi due mesi, precisamente dal 23 giugno scorso, sono detenuti Claudio Podeschi e la compagna Biljana Baruca. Ma qualcosa è successo tra i due detenuti e Mirco Mazzocchi, vice brigadiere della gendarmeria che all'ultima festa delle milizie, il 25 marzo scorso, ha ricevuto anche la medaglia d'argento per i suoi 18 anni di servizio, e tutto è precipitato venerdì nel tardo pomeriggio. Il militare è stato arrestato, ed ha varcato la soglia dei Cappuccini non più come personale addetto al carcere ma come detenuto. L'accusa per lui è favoreggiamento, sarebbe anzi già stata eseguita una perquisizione anche nella sua casa. Avrebbe fornito strumenti ai due detenuti Podeschi e Baruca affinché potessero in qualche modo comunicare tra loro e all'esterno, quando per i due vige un preciso divieto in questo senso. Avrebbero così cercato di concordare espedienti per attenuare o eliminare la custodia cautelare. Dopo questo arresto, la perquisizione avvenuta in carcere lunedì scorso assume tutto un altro significato. In quella sede si cercavano, presumibilmente, le prove che i due detenuti stessero comunicando tra loro, e che soprattutto qualcuno li stesse aiutando. Non appena la notizia ha iniziato a circolare sono tanti quelli che si sono detti “esterrefatti” per l'accaduto. A cominciare dal comandante della Gendarmeria, generale Alessandro Gentili, che ci ha detto di non saperne nulla poiché in ferie da una settimana: “Non so cosa dovrei dire – sono state le sue parole – nessuno mi ha detto niente, sono esterrefatto”. Esterrefatto si dice anche l'avvocato Massimiliano Annetta, difensore di Podeschi e Baruca: “Non sappiamo niente – ha detto – così come formalmente continuiamo a non sapere niente della perquisizione in carcere che, se avvenuta, c'è stata in assenza dei difensori. La mancata conoscenza dei fatti rende ogni commento complicato – aggiunge – ma una cosa vorrei dirla, se fosse stata accolta la richiesta dei domiciliari, questo problema di comunicazione non ci sarebbe stato. Paradossalmente – conclude – avrebbe più restrizioni di adesso, perché ai domiciliari si possono incontrare solo i difensori e i familiari conviventi, mentre ora Podeschi può vedere tutti i familiari”. L'udienza in terza istanza davanti al giudice Emiliani per decidere sulla scarcerazione dei due detenuti, è stata fissata il 14 agosto.
Francesca Biliotti
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