Le immagini riprese dalla TV di Stato siriana sono troppo crude, per essere trasmesse integralmente. Ciò che è accaduto oggi ad al Rashidin – località a pochi chilometri da Aleppo – non è solo un'orribile strage di civili innocenti, è anche la storia di un patto tradito. Nei giorni scorsi i miliziani di Hezbollah – che combattono a fianco dei Governativi -, e Fateh al Sham – l'ala siriana di al Qaeda, che controlla la provincia di Idlib -, avevano raggiunto un accordo, facilitato dalla Mezzaluna Rossa. Gli abitanti – musulmani sunniti - di due villaggi tra Damasco e il confine libanese, assediati da 2 anni da Hezbollah, si sarebbero potuti recare in sicurezza nella roccaforte dei ribelli anti-Assad. Stessa cosa – ma a parti invertite - per gli sciiti della sacca governativa, nella provincia di Idlib, di Fuah e Kafraya. La loro destinazione sarebbe dovuta essere Aleppo: ormai da tempo in mano lealista. Ma quando erano ormai prossimi alla meta, un'autobomba è esplosa contro gli autobus, nei pressi di una stazione di rifornimento, facendo scempio di donne, anziani e bambini. Un primo bilancio parla di 39 morti e decine di feriti. Non è la prima volta che gruppi di ribelli – molti dei quali terroristi a tutti gli effetti – vìolano nel sangue patti di questo tipo. Il rischio è che tutto ciò porti ad una recrudescenza di un conflitto che ha già causato decine di migliaia di vittime.
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