Qualcuno proprio non riesce a sopportarlo. Qualcun altro, al contrario, ne apprezza i vantaggi e le comodità. Quel che è certo è che lo smart working, durante il periodo della pandemia da Coronavirus e del lockdown, è cresciuto a dismisura. Modificando, forse per sempre, il modo di lavorare delle persone. Un recente studio condotto da Wyser, società internazionale che si occupa di ricerca e selezione di profili manageriali, ha affermato che il 60 per cento degli italiani che a settembre torneranno in presenza non vorrebbe rinunciare al cosiddetto “lavoro agile”. Considerandolo, addirittura, un fattore decisivo nella scelta tra il cambiare o mantenere la propria professione. Un'altra ricerca, questa volta curata dall'Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche italiano, ha messo invece in evidenza che nel Paese, per come è praticato, questa modalità di lavoro tende a favorire chi già possiede un reddito alto, prevalentemente uomini, aumentando di conseguenza le disuguaglianze sociali.
Discorso molto diverso per il Titano. Per cui, secondo Fabio Andreini, il presidente dell'Associazione sammarinese per l'informatica, viste le caratteristiche particolari dello Stato, lo smart working potrebbe rappresentare una vera e propria occasione per il presente e per il futuro. Capace di incentivare la ripresa economica, evitando ulteriori erosioni del suolo. Tema, quello del lavoro agile, sul quale la Segreteria di Stato al Lavoro sta lavorando a una nuova normativa.
(Nel servizio, l'intervista a presidente dell'Associazione sammarinese per l'informatica, Fabio Andreini)