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Speleologo: i fratelli non credono all'ipotesi del suicidio

20 gen 2016
Oscar Leandri
Oscar Leandri
È stata l'asfissia a causare il decesso di Oscar Leandri, lo speleologo 49enne di Bertinoro trovato privo di vita all'alba di sabato con un sacchetto di plastica in testa e le mani legate dietro alla schiena, in una zona isolata di Miniera di Perticara (Novafeltria). È quanto ha evidenziato l'autopsia eseguita questa mattina dal dottor Pier Paolo Balli. Bisognerà però aspettare alcuni giorni per conoscere l'esito degli esami istologici (per accertare se avesse realmente qualche patologia) e tossicologici e stabilire se l'uomo avesse assunto anche qualche sostanza. Se poi il decesso sia stato indotto da terzi, o dovuto a un gesto volontario dello stesso Leandri, lo chiariranno le indagini affidate ai carabinieri. Anche se in procura il fascicolo è aperto con l'ipotesi di omicidio per opera di terzi, i militari non escludono il suicidio. Questa eventualità è rafforzata dal fatto che in casa sono state trovate delle lettere in cui il 49enne chiedeva scusa alla compagna e alla figlia e dalle quali emerge che l'uomo riteneva di essere gravemente malato. Da quanto ricostruito nelle ultime ore, è possibile che lo speleologo si fosse fatto un'autodiagnosi su internet in base a dei sintomi che accusava. Ma non ci sarebbero referti medici a provare eventuali patologie. Inoltre, come confermato dall'esame autoptico e come evidenziato dalla prima ispezione cadaverica, sul suo corpo non sono stati trovati segni di violenza o di eventuali colluttazioni tali da far pensare all'opera di altre persone. I fratelli di Leandri non credono al suicidio e per questo, attraverso i loro avvocati, hanno nominato un medico legale di parte, il dottor Giuseppe Fortuni, presente questa mattina all'autopsia.

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