Era regolarmente presente in aula, questa mattina, la 46enne - originaria di Napoli – che lo scorso anno riferì di essere stata aggredita da un uomo di colore, nel parcheggio antistante il Bocciodromo di Borgo. Dalla sua denuncia era nata una pesante polemica, specie sui social, che aveva coinvolto le politiche di accoglienza di San Marino. In quei giorni venne allora organizzata una “marcia contro l'odio”, che unì società civile ed istituzioni. Quindi il colpo di scena, dopo l'analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza: secondo gli inquirenti, infatti, la donna si inventò tutto. Da qui l'accusa di simulazione di reato.
Oggi il via al processo, con la fase preliminare. Dalla Procura del Fisco alcune istanze istruttorie, fra le quali una perizia per stabilire l'esatto orario in cui venne pubblicato, su facebook, un messaggio sulla vicenda; e poi l'acquisizione dei tabulati delle telefonate tra l'imputata, l'autore del post – nel frattempo deceduto -, e il marito della donna. Quest'ultimo, quella sera, insieme ad altre persone, aveva raggiunto la Casa di accoglienza San Michele, per un “eventuale riconoscimento del colpevole”. Si parlò, però, di toni aggressivi e minacciosi. Tanto che l'uomo – è notizia di oggi – è stato rinviato a giudizio per ingiuria aggravata dalla circostanza della discriminazione razziale. Il problema, ha sottolineato la Difesa, è che il magistrato che svolse le indagini nel processo iniziato in mattinata – e che sentì il coniuge della 46enne, sull'intera vicenda -, avrà al contempo funzione giudicante nell'altro procedimento. Da qui le richieste di astensione e riunione dei fascicoli; anche perché, nel processo per simulazione di reato, è teoricamente prevista la testimonianza dell'uomo. I coniugi, peraltro, nel frattempo si sarebbero separati.
Vicenda molto complessa insomma. Il Giudice Battaglino si è riservato di valutare le istanze della Difesa. Condannato invece a 6 mesi e 15 giorni di prigionia - ma con la sospensione condizionale, in regime di esperimento probatorio - un sammarinese accusato di detenzione, per uso personale, di cocaina. Nel precedente esperimento probatorio erano state riscontrate ripetute positività alla sostanza, ha sottolineato il PF; che non si è comunque opposto alla concessione della sospensione condizionale in considerazione dell'assenza di precedenti specifici. Infine il caso di una 42enne bosniaca che, nella domanda di naturalizzazione, presentata all'Ufficiale dello Stato Civile, avrebbe reso false dichiarazioni, attestando come non fosse “pendente o definito alcun procedimento di separazione coniugale”. Un malinteso “determinato da difficoltà linguistiche”, ha affermato la difesa, chiedendo dunque l'assoluzione per assenza di dolo. Di diverso avviso la Procura del Fisco. Il Commissario della Legge ha infine condannato la donna a 25 giorni di multa, per euro 125.