I reati di cui dovevano rispondere il 42enne riminese Cristian Ermeti – e Daniele Baldacci, 44 anni di San Marino – erano diversi: furto – o in alternativa ricettazione -; emissione di assegni a vuoto; truffa. Secondo gli inquirenti, infatti, i due sarebbero venuti in possesso – in un qualche modo – di 3 carnet di assegni, spariti da una agenzia di una banca del Titano; utilizzando poi una decina di titoli di credito - nell'estate del 2015 – per un importo di 7.500 euro. Baldacci, presente oggi in aula, ha spiegato che Ermeti – che commerciava in prodotti ittici – lo aveva inviato spesso ad acquistare merce in varie località, consegnandogli – per i pagamenti – gli assegni in questione: già compilati e firmati. Il sammarinese ha assicurato di non aver mai pensato che in tutto ciò vi fosse qualcosa di irregolare. Ed effettivamente il quadro accusatorio – in apparenza piuttosto pesante -, si è rivelato fragile alla prova processuale. Lo stesso Procuratore del Fisco, nella requisitoria, ha chiesto la prescrizione per i reati di furto o ricettazione. Dal 2004, infatti, di quei carnet non si è saputo più nulla, rendendo improba la datazione della sottrazione o dello smarrimento. Difficile anche parlare di emissione di assegni a vuoto: poiché i titoli non erano effettivamente collegati ad un conto corrente. Restava la truffa: per aver carpito la fiducia di coloro che avevano ricevuto gli assegni come pagamento. Il Commissario della Legge Battaglino ha condannato allora Ermeti a 7 mesi di prigionia; assolto, invece, Baldacci “perché non consta abbastanza che sia colpevole”.
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