Secondo gli inquirenti aveva trasferito, sul Titano, oltre 800.000 euro: ritenuti di provenienza illecita perché distratti da società – nel settore delle costruzioni - di cui era amministratore o socio. Il Commissario della Legge Battaglino ha infine condannato il 73enne Angelo Cruso a 4 anni e 2 mesi di prigionia. Stessa pena per la moglie, sui cui conti correnti, sempre a San Marino, sarebbero confluiti i fondi del marito, quando scattarono le prime norme antiriciclaggio. Tra gli imputati figurava anche la figlia dell'imprenditore; per lei il Giudice ha deciso per l'assoluzione “perché non consta abbastanza che sia colpevole”. Nella requisitoria il Procuratore del Fisco aveva sottolineato, tra le altre cose, l'incompatibilità – delle somme depositate in Repubblica – con il profilo economico degli imputati. Chiedendo infine una triplice condanna, seppur con una pena più lieve per la figlia. Accorata l'arringa della Difesa; nella quale è stato ricordato come non vi sia alcuna pendenza che veda coinvolto Cruso. In precedenza era stata sentita – come teste – la curatrice fallimentare di una delle società. Secondo la professionista non sarebbero state riscontrate attività illecite riferibili a Cruso. Da qui la richiesta per tutti - da parte dell'avvocato Maria Selva – di assoluzione con formula piena. Il Giudice non è stato di questo avviso, e ha disposto – per i due condannati – anche la confisca di quanto sequestrato; e quella – per equivalente – di 419.000 euro.
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