Chiude "PERSONA", il determinante passaggio della filmografia di Ingmar Bergman.Ci sono tutti i temi dominanti della poetica registica, dall’inadeguatezza dei ruoli (le parti vissute) nel teatro dell’esistenza fino al suo particolare linguaggio artistico (la Settima Arte) nella concezione del mondo.
Un’acclamata attrice teatrale, Elisabeth Vogler (Liv Ullmann), durante una rappresentazione de L’Elettra smette all’improvviso di recitare in preda a un inspiegabile desiderio di ridere. Da quel momento Elisabeth decide di non parlare più. In compagnia di una giovane infermiera, Alma (Bibi Andersson), isolate dal mondo, le due donne instaureranno un ambiguo rapporto: tra silenzio e svelamento di sé. Non senza conseguenze...
“tu vuoi essere, non sembrare di essere, in un abisso che ti separa dagli altri”. Questa è la diagnosi della psichiatra che ha in cura l'attrice e porta in sé, in modo scarno ed essenziale, il dramma della PERSONA (l'uomo dietro la maschera) ancora valido oggi (un monito). Distinguere i vero dal falso è difficile, secondo BERGMAN, perché non esiste vero e falso nel cinema (non sarà una profezia dei media, oggi?).
Lo chiamano SURREALISMO CINEMATOGRAFICO alla Bunuel caratterizzato dalle scene ripetute sempre 3 volte. La nausea e il vomito nel mediometraggio (prodotto nel 1966 dura poco più di 80 minuti) sono il mutismo che anticipa il suicidio.
fz
Un’acclamata attrice teatrale, Elisabeth Vogler (Liv Ullmann), durante una rappresentazione de L’Elettra smette all’improvviso di recitare in preda a un inspiegabile desiderio di ridere. Da quel momento Elisabeth decide di non parlare più. In compagnia di una giovane infermiera, Alma (Bibi Andersson), isolate dal mondo, le due donne instaureranno un ambiguo rapporto: tra silenzio e svelamento di sé. Non senza conseguenze...
“tu vuoi essere, non sembrare di essere, in un abisso che ti separa dagli altri”. Questa è la diagnosi della psichiatra che ha in cura l'attrice e porta in sé, in modo scarno ed essenziale, il dramma della PERSONA (l'uomo dietro la maschera) ancora valido oggi (un monito). Distinguere i vero dal falso è difficile, secondo BERGMAN, perché non esiste vero e falso nel cinema (non sarà una profezia dei media, oggi?).
Lo chiamano SURREALISMO CINEMATOGRAFICO alla Bunuel caratterizzato dalle scene ripetute sempre 3 volte. La nausea e il vomito nel mediometraggio (prodotto nel 1966 dura poco più di 80 minuti) sono il mutismo che anticipa il suicidio.
fz
Riproduzione riservata ©