“I mostri che abbiamo dentro”, nota canzone di Giorgio Gaber, è il refrain de “Il grigio” portato in scena, ieri sera al Teatro Nuovo di Dogana - alla presenza dei Capitani Reggenti Luca Boschi e Mariella Mularoni - da Elio. Un riadattamento scenico minimale, con scatoloni bianchi a far da sfondo al palco, simbolo del peso, non solo materiale che ci portiamo addosso. E lo stesso “grigio”, un topolino presente all'interno della nuova casa, scatena tutti gli incubi che ci trasciniamo. Una proiezione delle nostre manie. Che non vanno nascoste o cacciate (come un topo), ma accettate. Forse accarezzate. Il protagonista va a vivere in una casa in campagna, per ritrovare la propria dimensione (“Casa nuova, vita nuova”) ed invece viene costretto a lottare contro se stesso in un momento storico che Gaber definisce La Volgarità. Una narrazione intramezzata da canzoni del signor G, non scritte per “Il grigio”, ma adatte allo scopo: da “L'odore” a “Non insegnate ai bambini”.
Elio e “Il grigio”, al Nuovo di Dogana per esibire “i mostri che abbiamo dentro”
18 nov 2019
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