
Un monologo evocativo vissuto dall'autore sulla carneficina di Cosa Nostra anni 80 e 90. Enia stava di casa a Via d'Amelio della bomba in piena estate contro Borsellino e la scorta dopo Capaci di Falcone e Morvillo di maggio: “ho visto cadere le foglie verdi in piena calura estiva dopo lo scoppio” - scrive l'attore. La quotidianità ferite dei palermitani in scena a Milano in questi giorni. Un vocabolario teatrale di urla e parole da “Vucciria” al mercato di “Ballarò”. “Autoritratto” e autobiografia nella costellazione del lutto degli anni difficili fatti di stelle morenti: le persone ammazzate in tante famiglie. Davide Enia racconta l'epifania del male in brandelli di storia, che continua a sanguinare a distanza di 33 anni da Via D'Amelio. Conclude cercando di comprendere “la mafia che è in me” - dice - e non solo la mafia in sé.