Il tempo che passa non sfuma il ricordo di un grande uomo. Sono trascorsi tre anni dalla morte di Don Oreste Benzi ma il suo messaggio è più vivo che mai. E’ presente nelle Case Famiglia, negli uomini e nelle donne che hanno incrociato la sua strada, nei bambini che ha salvato, nei cuori di chi difende la vita ad ogni costo. Poveri, anziani, emarginati, prostitute, tossicodipendenti. Don Oreste indica la via a chi ha raccolto il suo testimone e sta dalla parte dei più deboli, aiutandoli a rialzarsi, a recuperare tra la polvere la dignità perduta. Poi ci sono i giovani. Era a loro che l’infaticabile apostolo della carità – come lo ha definito Papa Benedetto XVI - si rivolgeva, parlando con la voce di un amico, incontrandoli nelle discoteche, invitandoli a tenersi lontani dalle droghe, a preservare la vita, il bene più prezioso. E c’erano tantissimi giovani, ieri sera, a ricordarlo nella storica parrocchia della Resurrezione, fondata proprio dal Don, e dove il sacerdote ha vissuto e operato per quarant'anni. A celebrare la Santa Messa monsignor Lambiasi, vescovo di Rimini. “Il Paradiso è l'accettare di amare”, diceva Don Oreste. E oggi che non c’è più sopravvive il suo amore. In 30 Paesi sono oltre 41mila le persone che ogni giorno mangiano alle mense della comunità. E chi conosce il suo messaggio sa che nella vita per restare in piedi bisogna imparare a stare in ginocchio.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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