Roberto Sturno è il Conte di Gloucester, al fianco di Mauri nel ruolo del Matto. Il vecchio mattatore, invece, è un coacervo d'umanità riassunta nel personaggio di Lear. Una delle tragedie più nere ed enigmatiche tra quelle di William Shakespeare - sostiene il regista Baracco - “sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso” nel fascino che produce la violenza del conflitto generazionale perciò universale. Tragedia perfetta dove sopravvivono solo in tre: Kent, la cui fedeltà assoluta verso il re lo preserva dal cadere preda della pazzia e del nihilismo; Albany, che riesce a mantenere un filo di buonsenso in un mondo caduto nell'oblio e, soprattutto, Edgar capace di seguire il precetto degli uomini, simili al e figli del proprio tempo. L’opera si apre con la presenza al centro del palcoscenico del folle, il matto disincantato, il giullare autorizzato a dire la verità l’unico a mantenere una visione chiara della realtà. Tanti i richiami e le citazioni moderne ispirati indirettamente da Arancia Meccanica e Salò di Pasolini.
fz