Quando la missione del Fondo Monetario arriverà a San Marino, il 21 febbraio, il governo vorrà dimostrare la propria diligenza mettendo nero su bianco i progetti promessi, la riforma tributaria ma anche il progetto di introduzione dell'IVA. A tal proposito, il governo ha annunciato l'arrivo di un gruppo tecnico, che studierà l'impatto della nuova imposta sul mercato sammarinese, per evitare eccessive penalizzazioni al commercio al dettaglio, consumi interni e servizi. Ma in concreto cosa cambierebbe per il consumatore? Un po' di perdita di competitività sarà inevitabile. Pensiamo solo ai servizi dei professionisti, commercialisti, ingegneri, architetti. Oggi il consumatore fruisce di un servizio sgravato da ogni imposta, domani pagherebbe il 17% in più, e non è poco. Ma anche per acquistare, ad esempio, un'auto, il rincaro non sarebbe da poco: oggi la monofase viene calcolata sul costo d'acquisto, non sul prezzo di vendita. Se il concessionario la paga 8.000 euro, e la rivende a 10mila, il 17% viene calcolato sugli 8mila, dunque il prezzo per il consumatore finale sarebbe 11.360. L'Iva invece colpisce il prezzo di vendita, il 17% verrebbe così calcolato sui 10mila euro, prezzo finale 11.700. Quale soluzione, dunque? Una potrebbe essere accordarsi con l'Italia affinché, in un periodo di transizione nel passaggio da monofase a Iva, che potrebbe durare anche qualche anno, l'aliquota sia abbassata di un punto percentuale. Dopotutto, gli standard comunitari ammettono un'oscillazione tra il 15 e il 25%. Oppure valutare una doppia aliquota, soprattutto per i servizi che, come detto, passerebbero d'un colpo dallo 0 al 17%: un po' come accade in Svizzera, che sui servizi carica una percentuale minore.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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