Le norme sammarinesi sugli appalti pubblici sono più stringenti e rigorose di quella adottate in altri paesi. Per partecipare ai bandi le aziende devono certificare di essere in regola con il versamento di tutti gli oneri sociali e non solo i contributi previdenziali. In Italia, ad esempio, è obbligatorio presentare il DURC, il certificato che attesta l'assolvimento degli obblighi nei confronti di INPS, INAIL e Cassa Edile; l'Azienda di Stato per i Lavori Pubblici richiede già da tempo, la certificazione relativa ai versamenti ISS, Fondiss e Servizi Sociali, con il chiaro intento di evitare l'assegnazione di appalti ad imprese non in regola con tutti gli obblighi previsti. Un rigore che riguarda tutte le attività che chiedono di essere iscritte nel registro delle imprese che possono partecipare ai bandi, e che ha finito per escludere alcune ditte non in grado di certificare l'assoluta regolarità. Circa 40 imprese sono state nel tempo depennate e resteranno escluse dagli appalti fino a quando non dimostreranno di essere in regola. Per assicurare una trasparenza ancora maggiore, servirà un adeguamento della normativa vigente, per consentire di tenere aggiornate le certificazioni anche nei casi in cui un cantiere possa richiedere tempi lunghi per la fine lavori. In alcuni casi gli appalti possono durare anche 4 o cinque anni, e nel frattempo la situazione iniziale dell'impresa potrebbe essere cambiata. Di qui la necessità di verifiche periodiche legate allo stato di avanzamento dei lavori. Ma il nodo di cui si è discusso nella riunione di ieri, è legato anche ai soggetti tenuti alla presentazione della certificazione. Il Contratto di lavoro, infatti, riguarda imprese edili e affini e si rendono necessarie precisazioni per capire meglio chi sia tenuto a rispettare gli obblighi. Le parti che hanno sottoscritto quel contratto hanno iniziato il confronto e fissato un percorso attraverso il quale individuare le soluzioni ottimali da adottare. A breve si terrà un nuovo incontro.
Riproduzione riservata ©