Difendere il pane artigianale fatto “in casa nostra, quello fresco del fornaio”. Lo chiede l'Unione Artigiani di San Marino, che si fa portavoce del disagio dei produttori, alle prese con un mercato in crisi e la concorrenza dei prodotti industriali, solitamente di importazione. In gioco – sottolinea l'UNAS – è la sopravvivenza di un'arte antica qual è la panificazione. Il “nostro pane” offre garanzie di qualità, certificazione delle materie prime e rispetto dell’ambiente. Eppure – fanno notare gli artigiani - la grande distribuzione preferisce “spingere” per la concorrenza, spesso utilizzando il pane locale solo come prodotto civetta e rischiando così di limitare il suo sviluppo e la sua salvaguardia”. Altro aspetto: i forni sammarinesi devono sottostare a norme rigorose per tutta la filiera del prodotto, invece non è chiaro se anche il pane d'oltre confine ma venduto in territorio, rispetti le stesse regole. Occorre pertanto fare chiarezza. Innanzitutto – suggerisce il segretario Pio Ugolini - bisogna intensificare i controlli per verificare il rispetto dei parametri richiesti dalla certificazione Haccp. Poi, rendere le due tipologie di pane ben riconoscibili dal consumatore sul bancone: una distinzione commerciale, insomma, tra il pane artigianale e quello industriale congelato e riscaldato poco prima di essere messo in vendita. Per sensibilizzare i cittadini sulla differenza, l'associazione sta studiando l'organizzazione di diverse iniziative.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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