Il prezzo del riscaldamento schizza alle stelle, e rischia di far lievitare considerevolmente l’esborso delle famiglie italiane, proprio mentre si inizia ad accendere termosifoni e caloriferi per i primi freddi. Il caro petrolio non si arresta, col greggio arrivato a costare 90 dollari al barile, quando solo l’anno scorso era quotato a 58 dollari. Il cambio continua ad essere favorevole all’euro, ma il rincaro è evidente, di almeno il 50%. Anche l’Azienda dei servizi deve fare i conti con questa preoccupante realtà. “Lo scenario non è allettante – conferma il direttore Emanuele Valli – si prevedono consistenti aumenti, a due cifre, dei costi della materia prima, e sono i primi e unici dati di cui al momento disponiamo”. E’ il congresso di Stato a determinare i prezzi, al contrario di quanto avviene in Italia che ha una authority che li fissa a seconda degli aumenti. Non è dunque escluso, ed anzi parrebbe una strada obbligata, che il consiglio d’amministrazione dell’Aass proponga un adeguamento. “In termini di consumi non abbiamo avuto incrementi – continua Valli – anche se possiamo dimenticarci quanto accaduto nel 2006, che è stato un anno eccezionalmente mite dal punto di vista climatico, tanto da ridurre i consumi. Di media, San Marino impiega dai 55 ai 58 milioni di metri cubi di gas all’anno, ma quest’inverno – conclude – la riduzione è stata del 10-15%. Se il trend di aumenti sarà confermato ed acquisteremo coi prezzi nuovi, non potremo incassare ciò che spendiamo”.
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