Gli impieghi calano e le sofferenze crescono. Il sistema bancario sammarinese, nei primi 9 mesi del 2015 denota tutte le difficoltà nelle quali si muove l'economia e, di conseguenza, le tensioni dei risparmiatori. Diminuisce anche la propensione agli investimenti, mentre crescono invece i depositi, segno inequivocabile che chi si ritrova una disponibilità di denaro preferisce lasciarla sul conto corrente, e quindi disponibile per ogni necessità, piuttosto che scegliere le varie forme di investimento. Non hanno giovato, per questo, neppure le notizie sull'andamento dei mercati azionari e le varie bolle speculative. Nel complesso però la raccolta complessiva diminuisce e questo è dovuto anche agli effetti della voluntary disclosure. Ma se i termini per l'adesione al rientro volontario dei capitali sono scaduti, lo stesso non si può dire per i movimenti di denaro dai conti sammarinesi a quelli dei paesi dei rispettivi risparmiatori. Per il consuntivo dell'ultimo trimestre 2015 ci si attendono altri dati negativi, su questo fronte, unitamente agli strascichi che si rifletteranno sul 2016. Ma dall'analisi dei dati diffusi, si evince anche che le banche mantengono un atteggiamento molto prudente sulla concessione del credito. Del resto i termini percentuali delle sofferenze giustificano la prudenza, considerato che il rapporto fra sofferenze ed impieghi, ovvero fra i crediti ritenuti inesigibili e i prestiti totali, è cresciuto dell'1,5% attestandosi a settembre 2015 sul 19,7%, ben più alto di quello italiano, che si ferma invece al 10,4. Insomma i prestiti rientrano con maggior fatica e le banche stringono i cordoni della borsa. E qui si aprirebbe una riflessione profonda: la banche sono meno propense a concedere prestiti perché l'economia non tira; l'economia per riprendersi avrebbe bisogno di una maggiore fiducia da parte delle banche ed una maggiore propensione al credito. Un nodo che inevitabilmente bisogna trovare la maniera di sciogliere.
SB
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