Meno tasse sui redditi dei lavoratori e delle imprese, un serio riequilibrio del mercato del lavoro, più imprese medie e grandi, una giustizia civile e una scuola più efficienti. E' breve ma stringente il capitolo che il governatore della Banca d'Italia dedica al lavoro e alle imprese, tornando a segnalare le criticità del sistema produttivo italiano. La flessibilità tipica delle piccole imprese oggi non basta più, dice Draghi. Bisogna essere in grado di accedere ai mercati internazionali, di sfruttare i guadagni di efficienza offerti dall'innovazione tecnologica. Va peggio sul fronte dell'occupazione: la diffusione dei contratti di lavoro a tempo determinato e parziale ha innalzato sì il tasso di occupazione, ma ha anche creato una vasta sacca di precariato, soprattutto giovanile. Fattore cruciale di debolezza del sistema è anche la scarsa occupazione femminile, nonostante le giovani donne siano più istruite e guadagnino mediamente di meno. Sulla crescita dell'economia pesano poi l'inefficienza della giustizia civile e il distacco del sistema educativo italiano dalle migliori pratiche mondiali. Se nelle Considerazioni Finali Draghi lamenta in più punti come i suoi appelli al Paese per le riforme siano caduti nel vuoto, non passa inosservato come quest'anno, nella parte relativa al sistema del credito, il governatore non lesini moniti e consigli, ricordi la forte azione della Vigilanza ma nel complesso registri buoni passi. Non c'é stata una crisi bancaria in Italia, i programmi di raccolta sono stati quasi completati, la situazione della liquidità è rimasta nel complesso equilibrata. Dopo la pesante crisi degli anni passati l'economia globale è tornata a crescere a ritmi prossimi al 5% e il sistema finanziario, nel suo complesso, si sta gradualmente risanando. Il governatore della Banca d'Italia avverte che sul fronte della crisi dei debiti sovrani europei non esistono scorciatoie e ribadisce il ruolo della Banca centrale europea, che andrà a guidare dal primo di novembre.
Sonia Tura
Sonia Tura
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