La recente celebrazione dell’8 marzo mi dà l'occasione di fare un riflessione su uno spaccato della storia di San Marino: mi riferisco al referendum del 1982, il quale si proponeva di mantenere la cittadinanza alle donne sammarinesi che sposavano un cittadino di altro Stato.
Ricordo quel referendum in modo particolare perché per la prima volta resi un servizio come scrutatore di seggio. Quel referendum era sostenuto soprattutto da un femminismo sammarinese di cui condividevo i principi, ma non l'allora esaltazione.
All'epoca ero un giovane che non si interessava troppo di politica e non avevo, come oggi, due figlie femmine, per cui il mio voto a favore di quella proposta si deve considerare unicamente come la convinta volontà di credere in un valore insostituibile, ossia l'affermazione della giustizia e dell'uguaglianza degli esseri umani, che si concretizza nel rispetto per la persona, a prescindere dal genere o dalla razza.
L'esito dello scrutinio fu negativo, anche se poi alcuni anni dopo venne corretto. Conseguentemente si fecero tante considerazioni: una fu che molte donne votarono contro le donne. Perseverare oggi nelle stesse valutazioni sarebbe un esercizio di basso profilo perché il problema di quel tempo era la mentalità della nostra gente, figlia della cultura del nostro Paese, che celebrava il conservatorismo. E qui la mente è corsa ai nostri giorni. Anche oggi la classe dirigente del nostro Paese, e non solo essa, stenta a scrollarsi di dosso la stessa mentalità conservatrice.
Come nel 1982 ci sarebbe da fare una battaglia sul rispetto della persona umana, visto che, come è noto a tutti, il nostro Paese discrimina una parte dei suoi cittadini, negando loro il diritto di scegliere coloro che andranno a governare quella che è anche la loro patria.
Mi riferisco, chiaramente, ai cittadini sammarinesi residenti all'estero tra i quali, paradossalmente, ci sono anche donne che hanno mantenuto la cittadinanza dopo il matrimonio, ma non possono votare compiutamente, nonostante il desiderio di tornare in futuro tra la "loro gente".
Spero di non essere una voce isolata, ma siccome credo fermamente nel valore intrinseco della persona e nel rispetto della stessa, non rinuncio ad affermare la necessità di ripristinare la giustizia e l'uguaglianza tra gli esseri umani: nel giorno del compleanno della ritrovata democrazia a San Marino dopo il periodo fascista, chiedo alla politica di ritrovare la saggezza.
Pensare che tutto debba continuare ad essere così come è, oppure che siano gli altri a cambiare per primi, riflette la mentalità conservatrice, che nel 1982 si è manifestata, e che si è immediatamente rivelata perdente.
La politica non è degli uomini e nemmeno delle donne; la politica è delle persone di buon senso.
E' ai politici di buon senso, che attualmente siedono in Consiglio Grande e Generale, che mi rivolgo: preoccupatevi di dare equilibrio e giustizia al nostro Paese, partendo dal rispetto per la persona. Solo in questo modo riceverete in cambio quel rispetto, che vi è dovuto, in modo spontaneo e sincero.
Cerchiamo tutti insieme di affrontare i nostri problemi senza abbandonarci ad interessi di bottega e affidiamoci ai valori, che erano e sono tuttora fortemente radicati in gran parte della nostra gente.
Facciamo squadra e troviamo il coraggio di smarcarci da vecchi schemi mentali, che hanno ghettizzato le nostre scelte.
Abbracciamo l'audacia che ci porta a prendere decisioni anche impopolari o sgradite ai poteri forti e consegniamo equità e giustizia al nostro sistema.
Fissare nuovi parametri è reso necessario dalle condizioni generali che ci circondano e che, se non sappiamo gestire, ci verranno imposte dall'esterno.
E questo è uno spot della Riforma Tributaria.
Marco Tura, segretario CDLS
Ricordo quel referendum in modo particolare perché per la prima volta resi un servizio come scrutatore di seggio. Quel referendum era sostenuto soprattutto da un femminismo sammarinese di cui condividevo i principi, ma non l'allora esaltazione.
All'epoca ero un giovane che non si interessava troppo di politica e non avevo, come oggi, due figlie femmine, per cui il mio voto a favore di quella proposta si deve considerare unicamente come la convinta volontà di credere in un valore insostituibile, ossia l'affermazione della giustizia e dell'uguaglianza degli esseri umani, che si concretizza nel rispetto per la persona, a prescindere dal genere o dalla razza.
L'esito dello scrutinio fu negativo, anche se poi alcuni anni dopo venne corretto. Conseguentemente si fecero tante considerazioni: una fu che molte donne votarono contro le donne. Perseverare oggi nelle stesse valutazioni sarebbe un esercizio di basso profilo perché il problema di quel tempo era la mentalità della nostra gente, figlia della cultura del nostro Paese, che celebrava il conservatorismo. E qui la mente è corsa ai nostri giorni. Anche oggi la classe dirigente del nostro Paese, e non solo essa, stenta a scrollarsi di dosso la stessa mentalità conservatrice.
Come nel 1982 ci sarebbe da fare una battaglia sul rispetto della persona umana, visto che, come è noto a tutti, il nostro Paese discrimina una parte dei suoi cittadini, negando loro il diritto di scegliere coloro che andranno a governare quella che è anche la loro patria.
Mi riferisco, chiaramente, ai cittadini sammarinesi residenti all'estero tra i quali, paradossalmente, ci sono anche donne che hanno mantenuto la cittadinanza dopo il matrimonio, ma non possono votare compiutamente, nonostante il desiderio di tornare in futuro tra la "loro gente".
Spero di non essere una voce isolata, ma siccome credo fermamente nel valore intrinseco della persona e nel rispetto della stessa, non rinuncio ad affermare la necessità di ripristinare la giustizia e l'uguaglianza tra gli esseri umani: nel giorno del compleanno della ritrovata democrazia a San Marino dopo il periodo fascista, chiedo alla politica di ritrovare la saggezza.
Pensare che tutto debba continuare ad essere così come è, oppure che siano gli altri a cambiare per primi, riflette la mentalità conservatrice, che nel 1982 si è manifestata, e che si è immediatamente rivelata perdente.
La politica non è degli uomini e nemmeno delle donne; la politica è delle persone di buon senso.
E' ai politici di buon senso, che attualmente siedono in Consiglio Grande e Generale, che mi rivolgo: preoccupatevi di dare equilibrio e giustizia al nostro Paese, partendo dal rispetto per la persona. Solo in questo modo riceverete in cambio quel rispetto, che vi è dovuto, in modo spontaneo e sincero.
Cerchiamo tutti insieme di affrontare i nostri problemi senza abbandonarci ad interessi di bottega e affidiamoci ai valori, che erano e sono tuttora fortemente radicati in gran parte della nostra gente.
Facciamo squadra e troviamo il coraggio di smarcarci da vecchi schemi mentali, che hanno ghettizzato le nostre scelte.
Abbracciamo l'audacia che ci porta a prendere decisioni anche impopolari o sgradite ai poteri forti e consegniamo equità e giustizia al nostro sistema.
Fissare nuovi parametri è reso necessario dalle condizioni generali che ci circondano e che, se non sappiamo gestire, ci verranno imposte dall'esterno.
E questo è uno spot della Riforma Tributaria.
Marco Tura, segretario CDLS
Riproduzione riservata ©