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Centrale del latte: Giancecchi (Upr), soluzione che desta perplessità

15 gen 2015
Centrale del latte: Giancecchi (Upr), soluzione che desta perplessità
Centrale del latte: Giancecchi (Upr), soluzione che desta perplessità
L’intervento del Segretario di Stato per il Territorio e Ambiente, Antonella Mularoni sul tema Centrale del latte mi ha sollecitato a fare alcune considerazioni.
Quanto detto dal membro di Governo è dal suo punto di vista ineccepibile, ma poco accettabile per la nostra collettività. Ho fatto qualche verifica e in effetti è corretto; più maggioranze da anni hanno tentato di privatizzare o vendere la Centrale del Latte e di tutte le sue attività. Questo tentativo ha sollevato negli anni passati anche roventi polemiche ed il risultato è sempre stato il medesimo: nessuna scelta sulla Centrale del Latte che sprofonda a causa di indecisioni politiche con il C.d.A. scaduto da ormai 5 anni.
Ma oggi siamo in una situazione che genera molte perplessità, non fugate dai ripetuti interventi del Governo; perché il Governo darà in gestione il marchio, il terreno e gli impianti della Centrale del Latte? Perché si sceglie una scorciatoia senza affrontare alla radice il problema?

Cedere la gestione non porta soldi allo Stato, non riduce i costi in quanto gli allevatori sono sempre sovvenzionati dallo Stato e farà perdere professionalità in quanto una delle certezze che purtroppo riscontreremo, sarà la drastica riduzione del personale nella struttura.

Resta oscura la scelta del Governo di ricorrere alla manifestazioni di interessi, fatta in modo stranamente spedito e opaco, scartando a priori l’opzione se acquista dei beni indice un appalto, mentre se deve dare in gestione un’attività opera con criteri diversi.

Non è trasparente una procedura affidata a una Delibera del Governo per raccogliere con manifestazioni d’interesse, senza alcuna procedura per pubblicizzare la cosa; non funziona così nei Paesi evoluti, anche perché, quanto richiesto dalla Delibera, pensiamo ad esempio alle fideiussioni bancarie, richiede tempi sicuramente superiori ai dieci giorni.

C’è un altro elemento. Perché non percorrere in modo trasparente la strada di una cooperativa sammarinese per la gestione della struttura attuale? Perché non lavorare a un progetto per rinforzare le filiera agro-alimentare sammarinese usando know-out sammarinese e sviluppare nuove professionalità e nuovi settori di business per prodotti a km 0?

Fa piacere che il Segretario di Stato dica che c’è il parere favorevole del Consorzio Terre di San Marino, ma non considera affatto l’opinione delle Forze Politiche presenti in Consiglio Grande e Generale che fino a prova contraria fanno parte dell’organo legislativo.

Il Governo non ha rispettato un articolo della finanziaria 2014 secondo il quale si sarebbe dovuto presentare un piano di dismissioni di attività non strategiche.

I “precedenti non proprio edificanti” avrebbero dovuto fare riflettere l’attuale Governo sugli errori commessi dai precedenti Governi e su come questa vicenda non si può liquidare in modo sbrigativo come se si vendesse un litro di latte.
Ci sono storie, sensibilità e soprattutto per quanto mi riguarda c’è l’orgoglio dei cittadini sammarinesi che non accettano che per indecisioni del Governo la Centrale del Latte debba essere data in gestione a un soggetto estero.

Sviluppare la produzione di latte biologico, rafforzare la gamma con prodotti di qualità, modernizzare la struttura, penso sarebbero obbiettivi minimi sui quali non vedo nessuna necessità di andare a cercare esperti fino in Piemonte.

Ultimo punto.
Non capisco perché lo Stato non può gestire l’attività della Centrale del Latte in un edificio pericolante, mentre un privato si.
Non capisco cosa cambierà al termine dei sei mesi fra la gestione statale e la gestione privata.
Non capisco perché a una lodevole iniziativa dei produttori di latte, il Governo debba rispondere con velate minacce sulla zona bianca.
Le Leggi, se necessario, possono essere cambiate e questo vale ancora di più per una normativa, e mi riferisco alla zona bianca che risale agli anni sessanta.


Remo Giancecchi
Gruppo Consiliare UPR

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