A nulla sono servite le manifestazioni contrarie che si sono tenute in vari Paesi. L'ultima questa mattina, proprio a Strasburgo, dove si stava discutendo sul via libera al CETA: considerato il fratello minore del TTIP, ormai naufragato a seguito della svolta protezionista di Trump. Alla fine l'accordo commerciale tra l'UE e il Canada è passato con 408 voti favorevoli e 254 contrari. L’obiettivo dichiarato è eliminare 500 milioni di euro annui di dazi. “Si tratta di un buon accordo - ha detto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani -. Permetterà di creare nuovi posti di lavoro e stimolare la crescita”. Ma alcuni analisti nutrono perplessità. La preoccupazione principale è che la maggior parte delle multinazionali americane, già attive sul territorio canadese, potranno citare in giudizio nei tribunali internazionali privati gli stessi Stati, per tutelare i propri profitti. Ma non solo. Tempo fa il Guardian aveva fatto l'esempio delle tar sands: le sabbie impregnate di petrolio, misto ad acqua e argilla, il cui processo di estrazione causa gravi danni all’ambiente. La maggior parte di queste sabbie bituminose viene estratta in Canada; adesso il loro uso potrebbe diventare frequente anche in Europa. Greenpeace è sul piede di guerra. Preoccupati anche molti agricoltori; a loro parere, infatti, questo accordo metterebbe a rischio le produzioni locali europee. Il voto di oggi – e la successiva ratifica del Canada - porterà all'applicazione provvisoria del CETA, che verrà pienamente attuato con l'ok dei Parlamenti di tutti gli Stati membri. Slow Food chiede al Governo italiano di dire no. “Questo accordo – ha dichiarato il Presidente Carlo Petrini - innesca una guerra al ribasso che porta al baratro chi produce bene”
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