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Cis, per la Csu la "risoluzione" è l'ipotesi "più opportuna"

Il Sindacato snocciola i numeri del dissesto e auspica massima condivisione sul piano elaborato da BCSM

12 lug 2019

Numerosi dettagli della vicenda sono stati svelati nel corso dell'Attivo Unitario dei rappresentanti sindacali della CSU; dopo la riunione congiunta – convocata d'urgenza - dei Direttivi di CSdL e CDLS. I Segretari Generali Tamagnini e Montanari hanno rivendicato il contributo fornito dai vertici della Centrale nelle varie sedi di confronto, ricordando come si stia attualmente lavorando su una ipotesi in grado di scongiurare l'incubo LCA, e che al contempo accantoni “definitivamente” la proposta già avanzata dal Commissario Bonfatti: quella – è stato spiegato – che prevedeva l'”esproprio dei 103 milioni di Fondi Pensione”, e “la loro collocazione nella bad bank”. Soluzione duramente criticata anche dalle forze di Maggioranza ed Opposizione. Da qui la decisione di BCSM - definita quella “realisticamente più opportuna” dalla stessa CSU – di utilizzare lo strumento della “risoluzione” previsto dalla “Legge Salvabanche”; con lo “spacchettamento” e la distribuzione alle altre banche sammarinesi, esclusa Carisp, degli 87 milioni di depositi sotto i 100.000 euro. Quelli che superano tale soglia, invece – si parla di 232 milioni – è previsto restino all'interno dell'istituto, e trasformati “presumibilmente in titoli”, da restituire nei prossimi anni.

I vertici della CSU hanno poi snocciolato i “numeri del dissesto”: “a fronte di 437 milioni di raccolta” - è stato detto -, “gli NPL accertati sono 288 milioni”, contro i 164 “stimati dalla dirigenza CIS”. 91 milioni sono sofferenze, “verosimilmente irrecuperabili”; per il resto le stime di recupero oscillano intorno al 30%. E poi la questione centrale dei Fondi Pensione: 87 milioni del primo pilastro e 16 di Fondiss; la soluzione prospettata da BCSM sarebbe quella di trasferirli in una società di diritto pubblico, detenuta dallo Stato, e “controbilanciarli” da una uguale cifra di NPL del CIS. Previsto, per il rientro dei fondi previdenziali, un piano pluriennale, che contempli anche una rendita. Per i crediti deteriorati, che non dovessero essere recuperati, sarebbe lo Stato a dover mettere “la differenza”; necessaria allora l'approvazione di una “norma ad hoc”.

La CSU insiste poi sull'accertamento delle responsabilità del dissesto, invocando una “azione rapida ed efficace” del Tribunale. “Reso noto – è stato detto nell'incontro – il Magistrato a cui è stata assegnata l'indagine” relativa all'esposto, presentato dal Consiglio per la Previdenza, sulla sorte dei “62 milioni di fondi pensione” investiti dal CIS in pronti contro termine. “I titoli sottostanti posti a suo tempo a garanzia” – è stato commentato amaramente - “pare si siano volatilizzati”. Fondamentale, per il sindacato, anche il futuro dei “circa 80 dipendenti” dell'istituto. Si ipotizza “la riassunzione di 15 lavoratori” da parte delle 3 banche coinvolte nel progetto; altri verrebbero impiegati “nell'operatività di quel che resterà del CIS”. Per i restanti “si dovranno aprire tavoli di confronto” per la ricollocazione. Un percorso, in definitiva, quello delineato, assai complesso, da definire ancora nei dettagli; e sul quale la CSU auspica una condivisione unanime.

Il comunicato stampa integrale


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