Si supera il nulla osta del Congresso di Stato nella costituzione di alcune società, purché rispondano a 3 requisiti: la totalità delle quote delle società per azioni o di quelle a responsabilità limitata deve essere in mano a persone fisiche residenti e anche la maggioranza degli amministratori o l’amministratore unico devono risiedere in Repubblica.
I settori interessati dal pacchetto di liberalizzazioni sono quelli dell’edilizia, rivestimenti, idraulici, elettricisti, immobiliari e per la persona, come parrucchieri ed estetiste. Il nulla osta tornerà necessario qualora i soci decidano di cedere parte delle azioni all’estero o per le società richieste da operatori residenti fuori territorio. Resta il nulla osta per le società nel settore dei trasporti, quelle che operano nel campo dell’energia, il settore merceologico della filatelia e della numismatica, le telecomunicazioni e i telefoni, rifiuti, armi ed esplosivi, noleggio e commercializzazioni di veicoli, navi e aerei. Critica l’Unas che dice: se liberalizzare significherà aprire le attività che sono tipicamente di mestiere degli artigiani verso forme societarie detenibili direttamente o indirettamente da investitori forensi in un momento in cui alle nostre imprese è pressoché impossibile lavorare in Italia, il rischio è quello di produrre nuove povertà. Questa azione, prosegue l’Unione artigiani, rischia di produrre una accelerazione al fenomeno del “prestanome”. Di parere completamente opposto Osla. Da sempre, dice la Presidente Maria Teresa Venturini, siamo per le liberalizzazioni. Se ci sono i requisiti previsti dalla legge, aggiunge, non si capisce perché occorre fare i conti con la burocrazia. Vanno invece salvaguardati sempre i settori sensibili, come la sanità. Critico il Presidente dell’Usc Marco Arzilli. Noi, dice, siamo a favore dell’imprenditoria sammarinese e abbiamo paura che questo la indebolisca. Le liberalizzazioni senza un progetto economico complessivo, aggiunge, possono sortire effetti contrari. Questi, secondo Arzilli, sono tutti interventi stralcio che non perseguono un obiettivo finale. Avremmo preferito, conclude, strumenti di controllo efficaci e più sostegno all’imprenditoria sammarinese. Il Segretario di Stato per l’industria Tito Masi sottolinea che questa scelta è prevista nel programma di governo e rientra in una politica discussa e condivisa dagli alleati. L’obiettivo, ricorda, è favorire la costituzione di nuove imprese e accorciare i tempi di costituzione delle società. In genere, sottolinea Masi, le liberalizzazioni tendono a creare maggiori vantaggio per gli utenti finali che sono i consumatori. All’Unas risponde che il Congresso di Stato ha usato una certa cautela proprio perché convinto che occorre tutelare le attività svolte prevalentemente in forma artigianale rispetto alla concorrenza proveniente dall’esterno. Ma, aggiunge, non trova più giustificazione che un sammarinese per fare l’idraulico o il parrucchiere debba chiedere il permesso al Governo. Gli effetti pratici saranno molto limitati perchè, precisa Masi, l’Esecutivo utilizza già questo criterio non ponendo ostacoli quando la richiesta è presentata da un sammarinese. Così diminuiranno i tempi, la burocrazia e i costi per avviare una attività. Quella rivolta da Marco Arzilli, replica, è una critica che non ha fondamento, un commento di natura politica fatto nella sua veste di esponente di un partito di opposizione dal momento che le liberalizzazioni rientrano nel programma del nuovo governo. Non è vero che si incrementa il fenomeno dei prestanome. Piuttosto, prosegue Masi, viene debellato il commercio delle società che lo Stato non può accettare e che negli ultimi anni è assolutamente proliferato, soprattutto nel settore degli immobiliari. Questo decreto, conclude il Segretario per l’industria, si unisce a quello sulle immobiliari che ha aumentato il capitale sociale a 75mila euro, prevedendone il versamento integrale entro i 2 mesi e vietando la concessione di società immobiliari anonime.
I settori interessati dal pacchetto di liberalizzazioni sono quelli dell’edilizia, rivestimenti, idraulici, elettricisti, immobiliari e per la persona, come parrucchieri ed estetiste. Il nulla osta tornerà necessario qualora i soci decidano di cedere parte delle azioni all’estero o per le società richieste da operatori residenti fuori territorio. Resta il nulla osta per le società nel settore dei trasporti, quelle che operano nel campo dell’energia, il settore merceologico della filatelia e della numismatica, le telecomunicazioni e i telefoni, rifiuti, armi ed esplosivi, noleggio e commercializzazioni di veicoli, navi e aerei. Critica l’Unas che dice: se liberalizzare significherà aprire le attività che sono tipicamente di mestiere degli artigiani verso forme societarie detenibili direttamente o indirettamente da investitori forensi in un momento in cui alle nostre imprese è pressoché impossibile lavorare in Italia, il rischio è quello di produrre nuove povertà. Questa azione, prosegue l’Unione artigiani, rischia di produrre una accelerazione al fenomeno del “prestanome”. Di parere completamente opposto Osla. Da sempre, dice la Presidente Maria Teresa Venturini, siamo per le liberalizzazioni. Se ci sono i requisiti previsti dalla legge, aggiunge, non si capisce perché occorre fare i conti con la burocrazia. Vanno invece salvaguardati sempre i settori sensibili, come la sanità. Critico il Presidente dell’Usc Marco Arzilli. Noi, dice, siamo a favore dell’imprenditoria sammarinese e abbiamo paura che questo la indebolisca. Le liberalizzazioni senza un progetto economico complessivo, aggiunge, possono sortire effetti contrari. Questi, secondo Arzilli, sono tutti interventi stralcio che non perseguono un obiettivo finale. Avremmo preferito, conclude, strumenti di controllo efficaci e più sostegno all’imprenditoria sammarinese. Il Segretario di Stato per l’industria Tito Masi sottolinea che questa scelta è prevista nel programma di governo e rientra in una politica discussa e condivisa dagli alleati. L’obiettivo, ricorda, è favorire la costituzione di nuove imprese e accorciare i tempi di costituzione delle società. In genere, sottolinea Masi, le liberalizzazioni tendono a creare maggiori vantaggio per gli utenti finali che sono i consumatori. All’Unas risponde che il Congresso di Stato ha usato una certa cautela proprio perché convinto che occorre tutelare le attività svolte prevalentemente in forma artigianale rispetto alla concorrenza proveniente dall’esterno. Ma, aggiunge, non trova più giustificazione che un sammarinese per fare l’idraulico o il parrucchiere debba chiedere il permesso al Governo. Gli effetti pratici saranno molto limitati perchè, precisa Masi, l’Esecutivo utilizza già questo criterio non ponendo ostacoli quando la richiesta è presentata da un sammarinese. Così diminuiranno i tempi, la burocrazia e i costi per avviare una attività. Quella rivolta da Marco Arzilli, replica, è una critica che non ha fondamento, un commento di natura politica fatto nella sua veste di esponente di un partito di opposizione dal momento che le liberalizzazioni rientrano nel programma del nuovo governo. Non è vero che si incrementa il fenomeno dei prestanome. Piuttosto, prosegue Masi, viene debellato il commercio delle società che lo Stato non può accettare e che negli ultimi anni è assolutamente proliferato, soprattutto nel settore degli immobiliari. Questo decreto, conclude il Segretario per l’industria, si unisce a quello sulle immobiliari che ha aumentato il capitale sociale a 75mila euro, prevedendone il versamento integrale entro i 2 mesi e vietando la concessione di società immobiliari anonime.
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