Le lunghe elezioni politiche e poi il varo di un bilancio prettamente tecnico hanno fatto passare, quasi sotto silenzio, la relazione della commissione di controllo della finanza pubblica che invece, per le casse dello Stato, pesa come un macigno. Le brutte notizie arrivano subito, con i limiti di analisi. La Commissione di controllo della finanza pubblica sottolinea l'incoerenza fra crediti e debiti, elemento predominante del bilancio dello Stato; la discrasia per cui i ricavi non sono ancora ancorati alle entrate mentre i costi sono agganciati alle disponibilità di cassa, il ritardo con cui si ottengono numeri e dati e il fatto che i criteri contabili non trovano applicazione armonica fra Stato ed Enti e fra gli stessi Enti. La spesa pubblica viene definita “sostanzialmente incomprimibile”, la parte corrente rappresenta l'87% del totale ed è formata soprattutto da impegni a carattere legale/contrattuale. Questo si traduce in minori risorse per finanziare lo sviluppo, con evidente penalizzazione – si legge – per i settori della cultura e del turismo e per l'incremento di relazioni strategiche per il Paese. La revisione della spesa, in sostanza, può intervenire solo rinegoziando gli impegni contrattuali. Per questo, è la sintesi, la commissione di controllo “non può esprimere un parere di coerenza fra il Bilancio e le linee tracciate nel programma economico”. Alcuni esempi: il trend di rapida contrazione della liquidità, scrive la Commissione, espone lo Stato – in mancanza di correttivi sul medio periodo – a rischio di shock sistemico. Di fronte a questa preoccupante situazione finanziaria, la Commissione definisce “esemplare il maquillage contabile realizzato con la posizione di perdita sul Convention & Visitor Bureau, laddove i debiti dell'Eccellentissima Camera sono stati trasformati in crediti per attività antecedenti all'accordo e di dubbia effettività”. Sugli impegni di spesa per l'Expò di Milano la Commissione anticipa che fornirà una opportuna segnalazione commentando il 2016, con riguardo ai soli rimborsi spese del Commissario Generale. Molta attenzione è dedicata all'Iss. “Si consolida, scrive la Commissione, il completo degrado della posizione finanziaria già preannunciata oltre 3 anni fa. Pare evidente, si legge, come tutte le criticità che continuano ad essere rappresentate – personale, procedure, profili di legalità, congruità dei dati – rappresentano una seria ed esplosiva situazione a danno non solo dello Stato centrale ma a pregiudizio dei terzi, sammarinesi e non, di cui l'Istituto gestisce i fondi pensione e fondi lavoratori dipendenti.
Sonia Tura
Sonia Tura
Riproduzione riservata ©