“Parlare di divergenza non mi sembra corretto, considerato che non ci siamo mai confrontati e ognuno è andato avanti per conto suo”. Il commento è di Giuseppe Della Balda, membro del direttivo OSLA e delegato alla trattativa per il rinnovo contrattuale. Una frase che cela tutta la tensione fra le due organizzazioni di categoria, chiamate a rappresentare le stesse tipologie imprenditoriali e dunque, si pensa, gli stessi interessi. 'Solo dall’esterno – getta acqua sul fuco Della Balda – possono apparire divergenze e gli incontri fissati per la prossima settimana lo chiariranno'. Fra qualche giorno, infatti, ANIS, OSLA e UNAS, il terzo attore di questo confronto, si ritroveranno allo stesso tavolo per valutare punto per punto la trattativa e verificare la possibilità di un’intesa che porti alla sottoscrizione di un contratto unico, cosa che al momento appare piuttosto difficile. A dimostrazione che i rapporti non sono certo idilliaci c’è anche il laconico commento degli industriali “E’ una polemica – dichiarano – assolutamente inutile e che non giova a nessuno”. Nulla di più: nessuna dichiarazione in merito ai presunti dissensi, alle diverse strategie, alle strade separate. L’OSLA accusa l’ANIS di non aver assicurato la necessaria disponibilità a condurre una trattativa comune, l’Assoindustria replica facendo rilevare di aver più volte favorito il confronto, insomma il dialogo sembra fra sordi e il buon esito compromesso. Ma non tutto è perduto. L’organizzazione degli imprenditori ha fatto un allungo sulla strada degli accordi sindacali, arrivando a fissare anche un possibile punto d’incontro retributivo: il riconoscimento del tasso d’inflazione addizionato di uno 0,4 per cento. Se cioè la percentuale di svalutazione sarà fissata sull’1,9%, l’aumento riconosciuto sarebbe quello del 2,3%. Più cauta è l’ANIS che ancora no si sbilancia e resta abbottonata. “Noi – commenta Giuseppe Della Balda – siamo pronti a scrivere il contratto a 4 mani, con la collaborazione cioè del sindacato. Se le mani diventeranno sei, tanto di guadagnato, se poi oltre all’Anis decidessero di unirsi anche gli artigiani allora le mani diventerebbero 8 e questo sarebbe positivo. Diversamente però resterebbe da valutare quanto un contratto individuale segnerebbe la strada per quello collettivo'.
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