Più di 9 lavoratori su dieci hanno detto 'Sì'. È questo il risultato del referendum consultivo promosso dalle Federazioni Industria di CSdL-CDLS-USL. Una maratona referendaria articolata in 62 assemblee che complessivamente ha interessato 5.258 lavoratori. I votanti sono stati 2.244, i Si sono stati 2.048 e i No 166. “La scelta di lasciare ai lavoratori l’ultima parola attraverso lo strumento referendario - affermano i segretari delle Federazioni Industria, Agostino D’Antonio (CSdL), Paride Neri (CDLS) ed Enrico Biordi (USL) - conferma un percorso democratico ormai decennale e l’ampio apprezzamento arrivato dalle fabbriche e dagli uffici è un punto fermo importante arrivato in un contesto socio-economico molto difficile”.
Il rinnovo del contratto, firmato lo scorso aprile con l’Associazione Industriali, prevede un aumento in busta paga del 5,4% spalmato sul biennio 2022-2023. “È stata una trattativa - spiegano i tre Segretari delle Federazioni Industria - portata avanti in un contesto fortemente caratterizzato dall’incertezza economica e dalla crisi energetica causata dalla guerra russo-ucraina. Trattativa essenzialmente incentrata sull’aumento delle retribuzioni per far fronte al generalizzato rincaro dei prezzi e delle utenze e la conferma dell’impianto di flessibilità”.
In autunno partirà anche la consultazione referendaria che interesserà gli 800 lavoratori del settore artigianato. Questo rinnovo contrattuale è stato siglato lo scorso giugno e condivide complessivamente l’entità degli aumenti del settore industria. La stagione referendaria si concluderà a fine anno, quando i lavoratori del settore industria e del settore artigianato, così come previsto dalla Legge sulla Rappresentatività, saranno nuovamente chiamati ad esprimere il loro parere sul testo unico del contratto collettivo dell’industria che avrà validità 'erga omnes'.