Pagare l’affitto, soprattutto di questi tempi, per molti figli della crisi è diventata una missione impossibile. L’aumento delle domande per ottenere l’alloggio in case popolari ne è una diretta conseguenza. Sedici le richieste giunte all’Ufficio del Lavoro, tre in più dell’anno scorso. Obbligatorio non essere proprietari di alcun tipo di immobile. La Segreteria al Lavoro gestisce 19 appartamenti in locazione - tutti occupati - e una quarantina per l’assegnazione temporanea, di durata annuale, il cui canone d’affitto è proporzionato al guadagno percepito e viene calcolato tutti gli anni in base alla dichiarazione dei redditi. Solo un paio di questi alloggi è attualmente libero. La Segreteria valuta di volta in volta le domande a seconda delle esigenze, privilegiando chi ha figli, o chi versa in condizioni di difficoltà estrema. Molti restano però fuori e chiedono il rispetto della graduatoria. Il numero non basta a coprire le richieste. Lo afferma la Segreteria stessa. E sono pochi gli appartamenti in grado di ospitare un nucleo famigliare. I sindacati puntano il dito contro la mancanza negli ultimi decenni di una politica abitativa diretta. “Poi ci sono soluzioni – precisa Donatella Zanotti – come quelle dell’ultima generazione di edilizia sociale contrarie ad ogni logica, al limite della decenza, appartamenti minuscoli senza terrazzo che vengono assegnati ad una sola persona o a donne con figli. Purtroppo, accusa la Zanotti – è stata delegata la politica abitativa al mercato, immaginando una realtà virtuale in cui tutti sono in grado di provvedere ad una abitazione. Ma la verità è che ci sono persone che versano in gravi difficoltà.” E chiede alla politica una forte attenzione verso i nuovi fenomeni di povertà.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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