Gli 8 marzo degli ultimi anni sono stati tutti caratterizzati da indicatori che denotano una situazione sempre peggiore per il paese e per le donne in particolare, soprattutto per quanto riguarda la disoccupazione. E continua implacabilmente la tendenza al peggioramento.
Al 31 gennaio 2014, sono 945 le donne iscritte alle liste al lavoro, su un totale di 1493 disoccupati in cerca di occupazione. Le donne disoccupate sono il 63,3% del totale. Nel 2012 le donne senza lavoro erano 731, quindi in due anni sono aumentate di oltre duecento.
La mancanza di lavoro e la precarietà, in particolare di reddito, determina un restringimento delle libertà individuali, con il rischio di porre la donna ancora una volta in uno stato di dipendenza, allontanandola pericolosamente dal diritto di esercitare concretamente la parità. Il lavoro, stabile, regolare e tutelato, è lo strumento fondamentale per raggiungere l'autonomia e l'autodeterminazione.
È evidente che il sistema produttivo privato è assai poco propenso ad assumere personale femminile, per il persistere di una serie di pregiudizi e di diffidenze verso le donne. Ma anche perché è del tutto mancata, a livello politico, una qualche forma di programmazione e di indirizzo economico, che abbia consentito di portare a San Marino attività produttive appetibili per le lavoratrici.
Da parte nostra, oltre a rinnovare la richiesta di politiche di sviluppo, respingiamo scelte come i tagli lineari allo stato sociale, avviata dal Governo con i tagli alla scuola e al sociosanitario, così come la richiesta di pagamento di una ulteriore quota significativa delle rette ai familiari degli anziani ospiti delle case di riposo.
Queste scelte, oltre che indebolire lo stato sociale e le condizioni economiche delle famiglie, nel complesso non potranno che colpire maggiormente le donne, che si troverebbero a dover colmare le lacune dei servizi pubblici e del welfare attraverso l'aumento del lavoro domestico e di cura delle persone.
Le istituzioni devono invece fare uno sforzo straordinario per tenere unito il tessuto sociale, a partire dal consolidamento del sistema di stato sociale, per non peggiorare ulteriormente la vita delle persone, già colpite duramente dagli effetti della crisi.
Ricordiamo che anche quest’anno l’8 marzo, giornata internazionale della donna, a livello europeo e internazionale è dedicato al tema della violenza sulle donne. La CES, il Parlamento europeo e l'Agenzia dei diritti fondamentali dell'Unione Europea sono impegnati nella campagna "Prevenire la violenza sulle donne - Una sfida per tutti".
Comunicato stampa CsdL
Al 31 gennaio 2014, sono 945 le donne iscritte alle liste al lavoro, su un totale di 1493 disoccupati in cerca di occupazione. Le donne disoccupate sono il 63,3% del totale. Nel 2012 le donne senza lavoro erano 731, quindi in due anni sono aumentate di oltre duecento.
La mancanza di lavoro e la precarietà, in particolare di reddito, determina un restringimento delle libertà individuali, con il rischio di porre la donna ancora una volta in uno stato di dipendenza, allontanandola pericolosamente dal diritto di esercitare concretamente la parità. Il lavoro, stabile, regolare e tutelato, è lo strumento fondamentale per raggiungere l'autonomia e l'autodeterminazione.
È evidente che il sistema produttivo privato è assai poco propenso ad assumere personale femminile, per il persistere di una serie di pregiudizi e di diffidenze verso le donne. Ma anche perché è del tutto mancata, a livello politico, una qualche forma di programmazione e di indirizzo economico, che abbia consentito di portare a San Marino attività produttive appetibili per le lavoratrici.
Da parte nostra, oltre a rinnovare la richiesta di politiche di sviluppo, respingiamo scelte come i tagli lineari allo stato sociale, avviata dal Governo con i tagli alla scuola e al sociosanitario, così come la richiesta di pagamento di una ulteriore quota significativa delle rette ai familiari degli anziani ospiti delle case di riposo.
Queste scelte, oltre che indebolire lo stato sociale e le condizioni economiche delle famiglie, nel complesso non potranno che colpire maggiormente le donne, che si troverebbero a dover colmare le lacune dei servizi pubblici e del welfare attraverso l'aumento del lavoro domestico e di cura delle persone.
Le istituzioni devono invece fare uno sforzo straordinario per tenere unito il tessuto sociale, a partire dal consolidamento del sistema di stato sociale, per non peggiorare ulteriormente la vita delle persone, già colpite duramente dagli effetti della crisi.
Ricordiamo che anche quest’anno l’8 marzo, giornata internazionale della donna, a livello europeo e internazionale è dedicato al tema della violenza sulle donne. La CES, il Parlamento europeo e l'Agenzia dei diritti fondamentali dell'Unione Europea sono impegnati nella campagna "Prevenire la violenza sulle donne - Una sfida per tutti".
Comunicato stampa CsdL
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