Dopo quasi otto anni di blocco delle tariffe, le bollette di acqua, luce, gas, rifiuti solidi urbani e depurazione delle acque subiranno un aumento. I rincari sono stati divisi in due scaglioni per le utenze domestiche, mentre per quelle industriali vi sarà un’unica tranche.
Dal primo febbraio, il rincaro medio sarà del 10%, cui si aggiungerà un ulteriore 5% dal primo luglio. Secondo il governo, l’aumento era inevitabile. L’Azienda dei servizi ha sempre chiuso i propri bilanci con largo attivo, mentre nel 2006 chiuderà più o meno in pareggio. Per evitare di finire in rosso, i rincari non erano più rinviabili.
Nel dettaglio, dal primo febbraio il gas aumenterà del 14%, l’acqua del 6, l’energia elettrica dell’8, i rifiuti solidi urbani del 7 e la depurazione delle acque del 5%. Da luglio, il gas aumenterà del 4%, l’acqua del 5, la luce dell’8, i rifiuti del 7 e la depurazione delle acque del 4%. Sommando i due aumenti, le famiglie pagheranno in media 185 euro in più all’anno.
Ma il sindacato non si mostra troppo d’accordo: “Gli aumenti sono di entità troppo elevata – è il primo commento della Csdl – e non è stato previsto alcun meccanismo di tutela delle fasce sociali con redditi più bassi”. La Csdl aveva chiesto rincari più contenuti e maggiore gradualità, proprio per evitare che i sammarinesi debbano fare i conti, in un colpo solo, con significativi aumenti tenendo anche conto che per i lavoratori, proprio da gennaio, vi sarà un aumento delle trattenute previdenziali pari all’1%. Sulla stessa linea la Cdls, che contesta anche il fatto che il governo continui a dire che le tariffe sono più basse rispetto all’Italia: “Questo accade perché abbiamo condizioni migliori per l’approvvigionamento – dice il segretario generale Marco Beccari – Inoltre i calcoli sulle famiglie medie non ci convincono: a San Marino molte utenze non sono attive, altre famiglie hanno 4 componenti, come si può avere una media attendibile con questi dati? Continuavamo a chiedere – conclude – di riprendere il confronto sulla politica dei redditi, ma non ci hanno ascoltato”.
Dal primo febbraio, il rincaro medio sarà del 10%, cui si aggiungerà un ulteriore 5% dal primo luglio. Secondo il governo, l’aumento era inevitabile. L’Azienda dei servizi ha sempre chiuso i propri bilanci con largo attivo, mentre nel 2006 chiuderà più o meno in pareggio. Per evitare di finire in rosso, i rincari non erano più rinviabili.
Nel dettaglio, dal primo febbraio il gas aumenterà del 14%, l’acqua del 6, l’energia elettrica dell’8, i rifiuti solidi urbani del 7 e la depurazione delle acque del 5%. Da luglio, il gas aumenterà del 4%, l’acqua del 5, la luce dell’8, i rifiuti del 7 e la depurazione delle acque del 4%. Sommando i due aumenti, le famiglie pagheranno in media 185 euro in più all’anno.
Ma il sindacato non si mostra troppo d’accordo: “Gli aumenti sono di entità troppo elevata – è il primo commento della Csdl – e non è stato previsto alcun meccanismo di tutela delle fasce sociali con redditi più bassi”. La Csdl aveva chiesto rincari più contenuti e maggiore gradualità, proprio per evitare che i sammarinesi debbano fare i conti, in un colpo solo, con significativi aumenti tenendo anche conto che per i lavoratori, proprio da gennaio, vi sarà un aumento delle trattenute previdenziali pari all’1%. Sulla stessa linea la Cdls, che contesta anche il fatto che il governo continui a dire che le tariffe sono più basse rispetto all’Italia: “Questo accade perché abbiamo condizioni migliori per l’approvvigionamento – dice il segretario generale Marco Beccari – Inoltre i calcoli sulle famiglie medie non ci convincono: a San Marino molte utenze non sono attive, altre famiglie hanno 4 componenti, come si può avere una media attendibile con questi dati? Continuavamo a chiedere – conclude – di riprendere il confronto sulla politica dei redditi, ma non ci hanno ascoltato”.
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