La crisi pesa sulle imprese femminili e giovanili emiliano-romagnole. Lo sottolinea Unioncamere. E’ vero che la regione è seconda per l’occupazione in rosa – anche se a livello nazionale l’Italia è penultima in Europa - ma quando si parla di imprenditoria femminile occorre alzare le antenne. E’ una fotografia in bianco e nero: c’è un trend di crescita costante, ma la crisi dell’economia costringe a rivedere i numeri. 54 aziende, ad esempio, si sono arrese sotto il suo peso. Si tratta dello 0,1%, ma occorre riflettere sulla maggiore difficoltà ad affermarsi che incontrano più in generale le ditte al femminile. In regione alla fine del primo semestre erano poco più di 90.000 - il 21,1% delle imprese complessive. A dire il vero c’è chi sorride guardando al passato o a quanto accade nel resto d’Italia.
Ma i rischi sono alti, soprattutto per le ditte individuali, le prime a cedere le armi. Quanto alle imprese giovanili, sempre allo scorso 30 giugno, erano 37.165 quelle in attività, pari all'8,7% di tutte le aziende emiliano-romagnole. In un anno di crisi - nota Unioncamere - ne sono venute a mancare 1.852 con un calo del 4,7% sull'anno precedente.
Ma i rischi sono alti, soprattutto per le ditte individuali, le prime a cedere le armi. Quanto alle imprese giovanili, sempre allo scorso 30 giugno, erano 37.165 quelle in attività, pari all'8,7% di tutte le aziende emiliano-romagnole. In un anno di crisi - nota Unioncamere - ne sono venute a mancare 1.852 con un calo del 4,7% sull'anno precedente.
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