“Ci sentiamo in obbligo di intervenire a difesa delle aziende sammarinesi perché nessuna associazione di categoria ha intenzione di farlo”. Inizia così la lettera delle Imprese Edili Consorziate. Uno sfogo su una serie di ingiustizie che a loro dire subiscono le imprese del Titano che operano nel settore. “Se a San Marino lavorassero solo imprese sammarinesi – scrivono - ci sarebbe lavoro a sufficienza per tutti, senza costruire oltre il nostro fabbisogno, cementificando il territorio per lasciare edifici vuoti e inutilizzabili”. Il Consorzio punta il dito sull’assegnazione, negli ultimi anni, di appalti pubblici e privati ad imprese italiane, fiscalmente avvantaggiate; “scelta – denunciano – che oltre ad aver tolto il lavoro ai sammarinesi ha portato ad una diminuzione di entrate nelle casse dello Stato, dato che le imprese forensi non avevano l’obbligo di acquistare materiale in territorio”. La crisi del settore ha portato l’IEC ad avviare insieme all’Isea – altro gruppo di imprese sammarinesi – un dialogo con esponenti di Governo. Il Consorzio lamenta di non avere l’aiuto delle associazioni di categoria e accusa l’Anis – alla quale sono associati – di aver appaltato la costruzione della nuova sede ad una ditta italiana. “Siamo delusi e indignati – conclude la nota – e chiediamo alle associazioni di categoria e all’Esecutivo di risolvere questa situazione penalizzante per noi operatori, per il Governo e per l’intero paese”.
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