Una crescita economica, ma con molti squilibri nel mondo del lavoro e delle imprese.
E' la fotografia dell'Ires Emilia-Romagna, l'Istituto di Ricerca Economica e Sociale della Cgil, che immortala uno scenario complessivamente positivo. Pil in aumento dell'1,7%, un valore sensibilmente superiore a quello nazionale.
Nel suo annuale rapporto dedicato all'economia regionale si conferma il ruolo trainante della manifatturiera e in particolare delle esportazioni.
Il commercio, invece, presenta dati contrastanti che secondo Ires sono lo specchio di una ristrutturazione in corso nel settore dovuto anche ai processi di digitalizzazione.
Quanto alle imprese attive, queste mostrano un nuovo calo; in sostanza la ripresa economica regionale non si traduce finora in un maggior dinamismo imprenditoriale.
Un quadro che evidenzia un aumento degli squilibri denso di criticità, anche sul fronte del lavoro. In particolare, viene osservato, che se gli occupati al 2016 aumentano del 2,5% rispetto all'anno precedente, la loro composizione sta subendo una profonda trasformazione: la quota femminile aumenta dal 43,8% al 45,2%, ma continua ad esistere un gap retributivo superiore al 30%.
Nonostante "la ripresa occupazionale il numero di disoccupati continua a rimanere 2-3 volte il numero del 2008", ma una ripresa - viene evidenziato in una nota – che si muove soprattutto lungo occupazioni a più bassa retribuzione.
Sono sempre di più i dipendenti precari a discapito del lavoro autonomo.
Sale anche l'età media degli occupati emiliano-romagnoli, che dai 41, anni sale ai 44,1.
Dal punto di vista demografico, l'Emilia-Romagna registra un aumento di circa 3.000 residenti, in controtendenza rispetto al resto d'Italia, ma tutti over 44 perchè infatti continua il consistente calo della popolazione nella fascia dai 15 a 34 anni.
Nonostante i giovani siano sempre meno numerosi – si continua a leggere nella nota - cala vistosamente anche il loro tasso d'occupazione, sceso in regione di oltre 14 punti percentuali negli ultimi 10 anni.
Silvia Sacchi
E' la fotografia dell'Ires Emilia-Romagna, l'Istituto di Ricerca Economica e Sociale della Cgil, che immortala uno scenario complessivamente positivo. Pil in aumento dell'1,7%, un valore sensibilmente superiore a quello nazionale.
Nel suo annuale rapporto dedicato all'economia regionale si conferma il ruolo trainante della manifatturiera e in particolare delle esportazioni.
Il commercio, invece, presenta dati contrastanti che secondo Ires sono lo specchio di una ristrutturazione in corso nel settore dovuto anche ai processi di digitalizzazione.
Quanto alle imprese attive, queste mostrano un nuovo calo; in sostanza la ripresa economica regionale non si traduce finora in un maggior dinamismo imprenditoriale.
Un quadro che evidenzia un aumento degli squilibri denso di criticità, anche sul fronte del lavoro. In particolare, viene osservato, che se gli occupati al 2016 aumentano del 2,5% rispetto all'anno precedente, la loro composizione sta subendo una profonda trasformazione: la quota femminile aumenta dal 43,8% al 45,2%, ma continua ad esistere un gap retributivo superiore al 30%.
Nonostante "la ripresa occupazionale il numero di disoccupati continua a rimanere 2-3 volte il numero del 2008", ma una ripresa - viene evidenziato in una nota – che si muove soprattutto lungo occupazioni a più bassa retribuzione.
Sono sempre di più i dipendenti precari a discapito del lavoro autonomo.
Sale anche l'età media degli occupati emiliano-romagnoli, che dai 41, anni sale ai 44,1.
Dal punto di vista demografico, l'Emilia-Romagna registra un aumento di circa 3.000 residenti, in controtendenza rispetto al resto d'Italia, ma tutti over 44 perchè infatti continua il consistente calo della popolazione nella fascia dai 15 a 34 anni.
Nonostante i giovani siano sempre meno numerosi – si continua a leggere nella nota - cala vistosamente anche il loro tasso d'occupazione, sceso in regione di oltre 14 punti percentuali negli ultimi 10 anni.
Silvia Sacchi
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