Il segno resta negativo, ma altrove va peggio, quindi il -15,9% delle esportazioni emiliano romagnole del terzo trimestre 2009 viene letto come un segnale incoraggiante. Le eccellenze? L’alimentare di Parma e il biomedicale di Mirandola hanno addirittura aumentato l’export tendenziale. Ma anche l’abbigliamento di Rimini, le calzature di Fusignano-Bagnacavallo, la food machinery di Parma, la maglieria di Carpi e i mobili imbottiti di Forlì vanno bene, avendo ceduto mediamento solo il 7% rispetto al terzo trimestre 2008. Flessione inferiore alla media nazionale anche per altri comparti storicamente importanti come le macchine per l’imballaggio di Bologna, le piastrelle di Sassuolo, le calzature di San Mauro. Il sistema distrettuale dell’Emilia Romagna si mostra dunque reattivo e capace di cogliere i primi segnali di miglioramento che emergono dalla domanda internazionale. E il quarto trimestre, secondo i primi dati disponibili, dovrebbe essere andato anche meglio. Lo fanno pensare le ore di cassa integrazione autorizzate e i dati nazionali sull’export extra-UE. Il -15,9% del terzo trimestre, dunque, potrebbe scendere ulteriormente, e attestarsi ad un -10%, che in altri anni sarebbe stato un risultato disastroso, mentre ora è considerato positivo.
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