Non è piaciuto alle organizzazioni sindacali il ricorso ai Fondi previdenziali per ricapitalizzare la Cassa di Risparmio. 35 milioni di euro che con senso di responsabilità avrebbero messo volentieri a disposizione ma affidandoli allo Stato, che si sarebbe fatto così garante del prestito. Una posizione che confermano, ribadendo la disponibilità a ragionare sull'eventualità di ricorrere ai depositi per le pensioni dei lavoratori ma secondo criteri ben definiti e norme specifiche in grado di assicurare la massima tutela e garanzia del rientro delle somme concesse. Nel fine settimana se n'è discusso su più fronti: nell'assemblea della Federazione Pensionati della CSdL e in un colloquio invece più ristretto con i Segretari di Stato alle Finanze e alla Sanità. Il Fondo monetario ha raccomandato un ulteriore rafforzamento della Cassa di Risparmio e questo ha rinnovato le preoccupazioni dei sindacati, che si chiedono con qual risorse si intende procedere a questo consolidamento. A loro parere le uniche risorse disponibili, in questo momento, sono proprio i fondi pensioni: circa 380 milioni di euro del primo pilastro, una prospettiva di qualche centinaio di milioni di euro per il secondo pilastro, appena costituito. Denari depositati nelle banche sammarinesi e sui quali c'è chi si chiede perché non si pensa ad aprire trattative anche oltre confine, alla ricerca di una più elevata redditività. Fino a questo momento a prevalere è stato però il senso di appartenenza e la volontà di sostenere il sistema interno al Paese. Ma quel prestito obbligazionario ai sindacati non è andato giù e per il futuro invitano il Governo ad evitare quello che ritengono un uso improprio e a definire preventivamente i criteri di assegnazione. Non solo. Sollecitano anche una partecipazione nell'assetto gestionale e rimarcano la loro posizione: siamo pronti a ragionare ma il prestito deve avere il Governo come referente.
Sergio Barducci
Sergio Barducci
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