Produzione industriale in crescita; buon andamento dell’export e dell’occupazione; segnali positivi anche per i settori attualmente più penalizzati dalla crisi economica come l’abbigliamento. Sono solo previsioni quelle tracciate dagli industriali di Rimini per il trimestre luglio-settembre, che accanto alla incertezza e alla mancanza di stabilità, fanno però intravedere segnali di ripresa per l’economia. Previsioni e ottimismo che non trovano riflesso nella vicinissima San Marino.
“I primi 6 mesi del 2005 – spiega il segretario dell’Anis, Carlo Giorgi - non fotografano un quadro incoraggiante per fatturato e guadagni delle imprese. Non si può parlare di un sistema in negativo, e sembra passata la pesante crisi che aveva colpito la nsotra economia nel 2002, ma sicuramente quello economico sammairnese resta un sistem a dominato dall’incertezza. Perché se è’ vero – spiega Giorgi - che nascono nuove imprese, si tratta lo più di attività individuali. Il sistema imprenditoriale sammarinese, quello che compete nei mercati internazionali risente del contesto globale, di negatività”. Mancano elementi che facciano ben sperare, dunque, ma Giorgi va oltre: “San Marino però è una piccola realtà e – se governata da una buona politica industriale – potrebbe portare a segni positivi. In controtendenza con San Marino, dunque, il dato riminese contrsta anche con quello, allarmante, diffuso pochi giorni fa dall’ISTAT che vede per l’Italia un calo storico nella produzione industriale al – 3% per il mese di giugno, con pesanti flessioni per i settori di punta del made in Italy: tessile, abbigliamento e calzature.
“I primi 6 mesi del 2005 – spiega il segretario dell’Anis, Carlo Giorgi - non fotografano un quadro incoraggiante per fatturato e guadagni delle imprese. Non si può parlare di un sistema in negativo, e sembra passata la pesante crisi che aveva colpito la nsotra economia nel 2002, ma sicuramente quello economico sammairnese resta un sistem a dominato dall’incertezza. Perché se è’ vero – spiega Giorgi - che nascono nuove imprese, si tratta lo più di attività individuali. Il sistema imprenditoriale sammarinese, quello che compete nei mercati internazionali risente del contesto globale, di negatività”. Mancano elementi che facciano ben sperare, dunque, ma Giorgi va oltre: “San Marino però è una piccola realtà e – se governata da una buona politica industriale – potrebbe portare a segni positivi. In controtendenza con San Marino, dunque, il dato riminese contrsta anche con quello, allarmante, diffuso pochi giorni fa dall’ISTAT che vede per l’Italia un calo storico nella produzione industriale al – 3% per il mese di giugno, con pesanti flessioni per i settori di punta del made in Italy: tessile, abbigliamento e calzature.
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