In Occidente il comparto immobiliare sembra aver perso lo smalto che lo contraddistingueva fino a qualche tempo fa.
I segnali che le cose possano mettersi male per chi in questi anni ha investito nel mattone ci sono tutti.
Negli Stati Uniti, i prezzi degli immobili stanno scendendo. In Inghilterra, che nel comparto in Europa ha sempre fatto da capofila, i tassi di interesse stanno salendo. La Spagna e l’Irlanda da parte loro potrebbero essere vicine al crollo dei prezzi.
I motivi di questa crisi sono diversi. I tassi di interesse sono aumentati ma, in generale, la situazione macroeconomica, con un aumento della disoccupazione a livelli che non si vedevano da almeno quattro anni, gioca la sua parte.
In Italia il mercato delle compravendite immobiliari è calato di quasi il 3%. A San Marino lo scenario invece è completamente diverso. "I tassi di interesse - spiega l’ingegner Marino Grandoni - sono largamente compatibili con il mercato. Il nostro problema invece è nella mancanza di competizione. In Repubblica i prezzi sono molto più bassi rispetto a quelli del circondario. A Dogana - sostiene Grandoni - gli immobili si vendono a 2.500 euro al metro quadro, esattamente come a Corpolò o a Verucchio. Nella periferia di Rimini i prezzi si aggirano sui 3.000/3.500 euro al metro quadro mentre in centro si arriva a quota 8mila. Nel Castello di Chiesanuova - prosegue Grandoni - il costo va dai 1.600 ai 1800 euro al metro quadro. E’ una situazione - aggiunge - che l’associazione degli operatori del settore immobiliare costruttori denuncia da anni".
La crisi sammarinese, secondo l’associazione, deriva da una forma di demonizzazione dell’attività immobiliare e dal fatto che il mercato è piccolo e chiuso. La produzione edilizia nel 2005 è scesa del 30%, le forniture di calcestruzzo si sono ridotte del 40% e il valore degli immobili è stagnante da quasi 5 anni, mentre alcune tipologie edilizie – come quella commerciale e quella produttiva - hanno subito un deprezzamento del 30-40%.
Insomma una situazione unica. Infatti nei grandi mercati l’immobiliare si alterna con il finanziario, vale a dire che quando va bene il primo settore va male il secondo. Il mondo della finanza teme lo spostamento di grossi flussi di risparmio verso il mattone. Ecco perché bisogna sempre fare attenzione alla fondatezza di certi allarmi.
I segnali che le cose possano mettersi male per chi in questi anni ha investito nel mattone ci sono tutti.
Negli Stati Uniti, i prezzi degli immobili stanno scendendo. In Inghilterra, che nel comparto in Europa ha sempre fatto da capofila, i tassi di interesse stanno salendo. La Spagna e l’Irlanda da parte loro potrebbero essere vicine al crollo dei prezzi.
I motivi di questa crisi sono diversi. I tassi di interesse sono aumentati ma, in generale, la situazione macroeconomica, con un aumento della disoccupazione a livelli che non si vedevano da almeno quattro anni, gioca la sua parte.
In Italia il mercato delle compravendite immobiliari è calato di quasi il 3%. A San Marino lo scenario invece è completamente diverso. "I tassi di interesse - spiega l’ingegner Marino Grandoni - sono largamente compatibili con il mercato. Il nostro problema invece è nella mancanza di competizione. In Repubblica i prezzi sono molto più bassi rispetto a quelli del circondario. A Dogana - sostiene Grandoni - gli immobili si vendono a 2.500 euro al metro quadro, esattamente come a Corpolò o a Verucchio. Nella periferia di Rimini i prezzi si aggirano sui 3.000/3.500 euro al metro quadro mentre in centro si arriva a quota 8mila. Nel Castello di Chiesanuova - prosegue Grandoni - il costo va dai 1.600 ai 1800 euro al metro quadro. E’ una situazione - aggiunge - che l’associazione degli operatori del settore immobiliare costruttori denuncia da anni".
La crisi sammarinese, secondo l’associazione, deriva da una forma di demonizzazione dell’attività immobiliare e dal fatto che il mercato è piccolo e chiuso. La produzione edilizia nel 2005 è scesa del 30%, le forniture di calcestruzzo si sono ridotte del 40% e il valore degli immobili è stagnante da quasi 5 anni, mentre alcune tipologie edilizie – come quella commerciale e quella produttiva - hanno subito un deprezzamento del 30-40%.
Insomma una situazione unica. Infatti nei grandi mercati l’immobiliare si alterna con il finanziario, vale a dire che quando va bene il primo settore va male il secondo. Il mondo della finanza teme lo spostamento di grossi flussi di risparmio verso il mattone. Ecco perché bisogna sempre fare attenzione alla fondatezza di certi allarmi.
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