E’ un confronto che riprende più o meno da dove lo si era lasciato, o meglio dall’ultimo colloquio. Sì, perchè nonostante la celebrazione dello sciopero generale, che ha portato in piazza circa 3 mila lavoratori, il dialogo fra le parti non è mai stato interrotto. Certo l’imponente manifestazione dei sindacati ha rappresentato un segnale forte mandato alla controparte, governo in primis, e non mancherà di segnare i nuovi confronti. Sul tavolo, in particolare, i nodi del precariato, il frontalierato, i lavori atipici, solo per citare alcuni degli aspetti messi in evidenza dalla CSU, che contesta l’impostazione del documento di riforma. Di fatto però le parti non hanno mai sospeso la trattativa e l’analisi sulla contestata bozza di legge sulla riforma del mercato del lavoro potrà riprendere a pieno regime. Ma l’aggiornamento della normativa in materia di lavoro non è l’unico scoglio sul quale rischiano di arenarsi i colloqui. Il sindacato contesta anche le linee guida della annunciata riforma del sistema pensionistico e quelle per l’ammodernamento del sistema fiscale. Sulle pensioni lamentano modelli che a loro parere rischierebbero di causare impoverimenti generalizzati, i calcoli attuariali non li convincono, ma dall’esecutivo si chiedono come possano contestarli prima di prenderne visione nel dettaglio, dal momento - spiega il Segretario Rossini – che ancora non sono stati consegnati loro. Altro punto di frizione, la riforma del fisco: per le organizzazioni sindacali è urgente e deve tendere a realizzare una difesa dello stato sociale e un criterio di equità di cui al momento lamentano la carenza. Ma non è tutto. In questo importante confronto si inseriscono anche i rinnovi contrattuali e la riforma della pubblica amministrazione. “Lo sciopero – dichiarano i vertici delle due confederazioni – lo ha detto con chiarezza: a governo e categorie economiche chiediamo una svolta decisa”. I prossimi giorni consentiranno di registrarne le volontà
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